COME TU MI VUOI?


C’è una guerra quotidiana che si consuma, da sempre, in tutto il mondo. È la guerra scatenata contro le donne di ogni età e di ogni latitudine, una guerra fatta di soprusi, di violenze fisiche e psicologiche, di ingiustizia ed esclusione.
In questi giorni isterici in cui il sistema politico e i poteri forti cercano di terrorizzare la società puntando il dito sugli immigrati accusandoli di essere la causa di tutti i problemi del paese, noi anarchici vogliamo invitare a un’ulteriore riflessione, prendendo spunto da alcuni dati.
Da una ricerca Eures emerge che un omicidio su quattro avviene tra le mura domestiche: il 70% delle vittime sono donne e in otto casi su dieci l’autore è un uomo.
L’Istat, in una recente indagine, rileva che quasi 7 milioni di donne tra i 16 e i 60 anni sono state oggetto di violenza fisica o sessuale nella loro vita, mentre altri 7 milioni hanno subito una violenza psicologica: nella maggior parte dei casi l’autore è il partner o l’ex, come nel 69,7% degli stupri.
Il 95% delle violenze non viene denunciato. Negli ultimi sei mesi sono state uccise 57 donne.
Il posto più pericoloso per una donna è la propria casa, e i soggetti più pericolosi per la sua incolumità sono quelli con cui vive giorno per giorno: padri, mariti, amanti, fratelli.
Ciò significa che non è cambiato molto nelle relazioni tra i sessi, e che la donna continua a essere considerata uno strumento per la soddisfazione delle esigenze di dominio da parte dei maschi. Questa logica maschilista, figlia di un patriarcato che è ancora duro a morire, è all’origine della grave subalternità in cui le donne sono costrette a vivere in tutti i settori della vita pubblica e privata. Nella società dominata dagli uomini, il corpo delle donne viene costantemente mercificato e sfruttato e l’unico modello di donna che si vuole imporre attraverso i mezzi di comunicazione è quello della svampita tutta curve e niente cervello. In questo occidente “democratico” e “progressista” il dominio maschilista sul corpo delle donne si misura anche nella pretesa da parte delle gerarchie ecclesiastiche di controllare l’autodeterminazione di ogni donna attaccando il diritto alla maternità e a una sessualità matura e consapevole. Così come la tradizione e il fondamentalismo mussulmano costringono le donne alla mortificazione della loro identità e del loro corpo, allo stesso modo la tradizione e la Chiesa cattolica vorrebbero che le donne fossero delle macchine da procreazione senza libertà e senza diritti.
Nei luoghi di lavoro, la disparità tra donne e uomini è del tutto evidente, sia nelle differenze di retribuzione, sia nella disuguaglianza per l’accesso alle risorse. In questo senso, la differenza di genere si affianca a una differenza di classe che ci dà la misura di quanto grave sia la condizione delle donne nella vita economica e sociale.
Una società in cui la donna viene trattata e usata come un oggetto è una società profondamente ingiusta e schiava dei suoi pregiudizi.
La strada per l’emancipazione delle donne è ancora lunga, ma proprio le donne hanno dimostrato di poter conquistare diritti e libertà attraverso la lotta e l’azione diretta contro il dominio patriarcale.
La battaglia contro la violenza sulle donne e, più in generale, per un miglioramento della condizione femminile non può essere lasciata allo sforzo delle sole donne.
È necessario che tutti, al di là di ogni differenza di genere, si impegnino in un fronte comune per distruggere l’autoritarismo, l’intrinseca violenza della cultura patriarcale e le differenze di classe.
Perché nessuna società potrà dirsi davvero liberata fino a quando ogni donna e ogni uomo non saranno pienamente in grado di vivere il proprio destino senza paura e senza ricatti .

Nucleo “Giustizia e Libertà” della Federazione Anarchica Siciliana
Federazione dei Comunisti Anarchici – Sezione “Delo Truda” Palermo
La Finanziaria è lo strumento del governo e dei padroni per scaricare sui lavoratori, i precari, i senza lavoro, i costi del saccheggio delle risorse pubbliche

Il Chi si aspettava che il governo "amico" cambiasse registro sarà rimasto deluso: troppe cambiali in bianco firmate a Confindustria; troppa fede nel neoliberismo. Così la legge finanziaria continua a riservare per le classi lavoratrici solo nuovi-vecchi sacrifici, anche se mascherati da dichiarazioni mendaci e fuorvianti.
Il Governo Prodi, come i suoi predecessori, TOGLIE DALLE TASCHE DI LAVORATORI E PENSIONATI PER REGALARE ALLE IMPRESE 6 MILIARDI. Con l'abbattimento del cuneo fiscale le imprese ricavano un risparmio annuo di €600 per dipendente oltre che altri finanziamenti derivanti dal ripristino del credito d'imposta per le assunzioni al sud, dall'erogazione di incentivi alla ricerca e spese per infrastrutture: questa è la vera redistribuzione in atto di cui vanno vantandosi gli "amici dei lavoratori" che occupano alcune poltrone governative.
Ai lavoratori e ai pensionati andranno cifre irrisorie ed offensive, attorno ai 18 euro l'anno, a fronte di un maggior prelievo contributivo di 70 €, un maggior prelievo per le addizionali Irpef regionali e comunali di 80 €. Questo, senza considerare aumenti come quello del bollo auto e moto, l'aumento delle spese per le revisioni dei veicoli, l'introduzione dei ticket sanitari e tutti gli aumenti indiretti che scatteranno, oltre all'aggravio della tassazione comunale, per i tagli ai finanziamenti agli enti locali.
Una finanziaria antipopolare, in linea con la controriforma delle pensioni e dell'istruzione, con la politica delle privatizzazioni e delle foraggiamento dei padroni attraverso le grandi opere inutili e dannose.
Ma non c'è solo questo: 2 miliardi e 100 milioni di euro sono destinati al Ministero della Difesa, dei quali 1700 milioni vanno all'acquisto di nuove armi. Cifre che si aggiungono al finanziamento "automatico" di 1 miliardo l'anno per le missioni militari all'estero.
UNA FINANZIARIA DI GUERRA! Guerra dei padroni e dei loro servi governanti contro i lavoratori e i proletari tutti; guerra sul terreno, in Afganistan, Iraq, Libano, al servizio degli interessi americani!!
Rafforziamo le strutture di base di lavoratori, dei precari, dei disoccupati, per rilanciare la lotta per la giustizia sociale!

Federazione Anarchica Siciliana
Federazione dei Comunisti Anarchici - sezione di Palermo
La libertà non si mendica. Si conquista!

Volantino anarchico

Sono trascorsi sette anni dalla strage del Centro di permanenza temporanea "Serraino Vulpitta" di Trapani. La guerra all'immigrazione iniziata dal Centrosinistra con la promulgazione della legge Turco-Napolitano ha affinato metodi e strategie con l'applicazione della Bossi-Fini da parte del Centrodestra, e in tutti questi anni la sistematica negazione della libertà e dei diritti fondamentali delle persone è stata la linea di condotta di tutti i governi, senza distinzioni. Oggi, il Centrosinistra è tornato a governare confermando un indirizzo politico all'insegna della repressione dei migranti arricchita da una serie di bugie e ipocrite messinscene.
Di tutte le falsità sbandierate dal governo Prodi per accreditarsi quale esecutivo sensibile ai temi dell'immigrazione e dell'antirazzismo, quella dell'istituzione di una commissione ministeriale per vigilare sullo stato dei CPT italiani è sicuramente la più irritante. Con questo espediente il governo ha fatto credere di voler fare luce sulla gestione dei CPT e ha coinvolto nell'operazione associazioni e individui appartenenti al variegato movimento antirazzista. Un'ottima mossa per congelare l'opposizione sociale, mettere la briglia ai movimenti e criminalizzare chi non si presta a questa pantomima del controllore che controlla se stesso. E intanto il ministro Amato lo ha detto chiaramente: i CPT non si chiudono.
Ma dal "Vulpitta" di Trapani gli immigrati continuano a scappare, continuano a farsi del male per poter uscire, continuano a cercare la libertà negata. Nell'ultimo anno è successo un po' di tutto, ma i rappresentanti del governo venuti a Trapani per visitare la struttura non hanno battuto ciglio promuovendo a pieni voti il campo di internamento. Lo ha fatto il sottosegretario Lucidi (DS), e lo ha fatto il presidente della commissione De Mistura.
Nel frattempo, in tutta Italia il dramma dell'immigrazione miete costantemente le sue vittime. Qualche mese fa a Licata un muratore rumeno, Mircea Spiridon, è rimasto due giorni sotto le macerie del cantiere crollato in cui lavorava perché il suo italiano e sicilianissimo padrone - che lo sfruttava in nero, da clandestino - negava che ci fossero operai lì quel giorno. All'inizio di dicembre, ad Ancona, due bosniaci sono morti asfissiati dentro un tir nel quale si erano infilati per oltrepassare la frontiera ed entrare in Italia. Nello stesso giorno, un immigrato bulgaro si è impiccato dentro al CPT di Lamezia.
Tutte queste morti continuano a gravare interamente sulle spalle di chi oggi detiene il potere in Italia e in Europa. Le possibilità di entrare regolarmente in Italia e avere un permesso di soggiorno sono minime, praticamente inesistenti: si chiede a chi cerca un lavoro di dimostrare di avere già un lavoro; si chiede a chi scappa dalla guerra di dimostrare di avere già una casa; si chiede a chi cerca il minimo per vivere di dimostrare di avere già tutto. Gli immigrati sono condannati alla clandestinità perché così sono più ricattabili e sfruttabili dai padroni e dalle mafie: non possono difendere i loro diritti perché è come se non esistessero. Lo Stato procura ai datori di lavoro masse di manodopera a costo zero da impiegare nelle nostre campagne, sui nostri pescherecci, nei nostri cantieri. Più sono clandestini e più sono schiavi. Più sono braccati e più fanno comodo al capitale.
Quasi dieci anni di lotte contro i CPT e per la libertà di movimento sono serviti a sviluppare ovunque esperienze di autorganizzazione, di azione diretta, di solidarietà concreta fra italiani e immigrati a partire dal principio che i diritti che rivendichiamo per gli immigrati sono i diritti che rivendichiamo per tutti poiché precarietà, sfruttamento e flessibilità sono problemi che riguardano tutti quanti i lavoratori, senza distinzioni.
I tentativi del governo Prodi di spacciarsi come governo umanitario che da un lato promette maggiori diritti e dall'altro dimostra di voler continuare la repressione sugli immigrati, confermano chiaramente quello che gli anarchici dicono da sempre: non ci sono governi amici.
Solo su una cosa potranno contare i lavoratori, gli sfruttati, gli oppressi, i migranti e i senza potere: su loro stessi e sulla loro volontà di disertare i meccanismi della rappresentanza e della delega per ribaltare radicalmente lo stato di cose presenti. Soltanto così è possibile costruire una società di liberi ed eguali in cui ogni catena sarà spezzata e ogni frontiera sarà abbattuta.

Federazione Anarchica Siciliana
Federazione dei Comunisti Anarchici - Sezione di Palermo
Commissione Antirazzista della Federazione Anarchica Italiana - FAI

Trapani, 28 dicembre 2006
CONTRO LO STATO E IL CAPITALE

DENUNCIAMO
tutte le leggi razziste, che limitano la libertà di movimento e calpestano la dignità degli immigrati
gli stati e i governi, che con le loro politiche mirano all'esclusione umana e sociale degli immigrati
i centri di permanenza temporanea, i lager del secondo millennio
chi gestisce i centri di permanenza temporanea, perché si arricchisce sulla sofferenza altrui
i muri e le frontiere dell'Europa, che causano la morte di migliaia di persone
precariato e flessibilità, che spianano la strada allo sfruttamento dei lavoratori, immigrati e non
il caporalato e le mafie, che schiavizzano i lavoratori approfittando delle leggi razziste che negano qualsiasi diritto e qualsiasi tutela per i lavoratori.
LOTTIAMO PER
la libertà di movimento per chiunque: tutti hanno diritto di vivere e lavorare ovunque nel mondo!
costruire la solidarietà internazionalista, contro ogni razzismo e per una solidarietà di classe tra i lavoratori italiani e stranieri perché il nemico è il padrone, non l'immigrato!
l'autogestione dell'accoglienza e la costruzione di reti di mutuo appoggio
la gratuità dell'accoglienza costruita dal basso, senza mediazioni della chiesa o di enti che lucrino sul bisogno della gente
un'Europa aperta e solidale, che non spari sui migranti alle frontiere, e che non li affondi speronandoli in mare aperto
la stabilità del lavoro e il rispetto della sicurezza nei luoghi di lavoro, perché non vogliamo più gente che muore mentre si guadagna da vivere
l'autogestione delle lotte, l'autonomia del movimento antirazzista, il rilancio delle mobilitazioni per la libertà contro ogni frontiera
la rivoluzione sociale, per scrollarsi di dosso il peso dei parassiti - lo stato e il capitale - che da sempre succhiano il sangue dei lavoratori e degli oppressi
la libertà e l'uguaglianza di tutte e tutti.

ottobre 2006

Nucleo "Giustizia e Libertà" della Federazione Anarchica Siciliana
Federazione dei Comunisti Anarchici - Sezione di Palermo
ARIA

L'aria che si respira è cattiva.
Gli stati e il capitalismo esercitano il loro dominio con la menzogna: le guerre vengono dichiarate come missioni di pace; la devastazione dell'ambiente viene propinata come progresso; la precarietà e la disoccupazione sono spacciate per flessibilità e opportunità.
Sempre più numerosi, gli immigrati abbandonano il sud del mondo, depredato e sfruttato dai governi e dalle multinazionali occidentali, per cercare una possibilità.
Ma qui da noi, l'immigrato è il capro espiatorio sul quale riversare tutta l'ipocrisia di un ingranaggio assassino: sui giornali e nelle parole dei politici lo straniero è pericoloso, delinquente, clandestino, terrorista. Ma se c'è da spaccarsi la schiena a costo zero in un cantiere o in un campo di pomodori, lo straniero fa comodo. Fa comodo al padrone e al politico.
Per noi non ci sono stranieri. L'unica cosa che sentiamo straniera è la logica dell'esclusione, dello sfruttamento e della discriminazione.
Tra il 1998 e il 2001, Centrosinistra e Centrodestra hanno messo a punto una legislazione che annienta la vita di ogni immigrato/a.
In Italia gli immigrati sono schiavi per legge, e la clandestinità è una condizione inevitabile che ti rende vulnerabile al continuo ricatto del datore di lavoro perché non hai diritti.
In Italia gli immigrati vengono internati nei Centri di Permanenza Temporanea, i lager del nuovo millennio. Vengono umiliati, picchiati, deportati in massa.
Alle frontiere dell'Europa le polizie sparano sugli immigrati, li fanno affondare a bordo delle loro precarie imbarcazioni, oppure - quando è il caso - chiudono un occhio per favorire i traffici dei mafiosi che gestiscono i viaggi e gli sbarchi: stati e mafie, due facce dello stesso potere.
Non c'è contraddizione tra i diritti degli italiani e quelli degli stranieri.
La precarietà ci opprime tutti allo stesso modo.
La vera contraddizione è nell'ipocrisia del potere, nella falsità di una democrazia che non può garantire nessuna giustizia sociale. Sappiamo benissimo che gli interessi di ogni classe dominante, di qualunque colore politico, sono diametralmente opposti ai desideri di vita e di libertà delle donne e degli uomini che in tutto il mondo subiscono quotidianamente l'oppressione e la discriminazione.
Noi vogliamo libertà e uguaglianza, ora. Per tutte e tutti, ovunque.
Vogliamo un mondo in cui non conta il luogo in cui nasci per poter aspirare a una vita autonoma e consapevole.
Noi vogliamo costruire una società in cui ciascuno/a sia libero/a di progettare la propria esistenza insieme agli altri e non contro gli altri.
Essere contro ogni razzismo, significa sbarazzarsi di tutte le barriere fisiche e culturali perché è proprio su queste barriere che gli stati e i governi fondano la loro pretesa di dominio.
È tempo di respirare un'aria migliore: quella della libertà, dell'autogestione, dell'anarchia!

Febbraio 2006

Nucleo "Giustizia e Libertà" della Federazione Anarchica Siciliana
Federazione dei Comunisti Anarchici - Sezione di Palermo
Commissione Antirazzista della Federazione Anarchica Italiana - FAI
SOLIDARIETA’ AL COMITATO DI LOTTA PER LA CASA
“12 LUGLIO”

Ha proprio un bel coraggio, il sindaco Cammarata, a offendere il Comitato di lotta per la casa “12 luglio” di Palermo colpevole, a suo dire, di usare violenza nei confronti della città occupando la cattedrale. E’ un evidente segno di nervosismo, perché non entra volutamente nel merito della questione.

Da diversi anni il Comitato di lotta per la casa “12 luglio” propone con chiarezza e determinazione una serie di interventi per risolvere concretamente e alla radice il drammatico problema della casa a Palermo: la mancanza di case colpisce migliaia e migliaia di famiglie da troppo tempo ormai. Questa situazione insostenibile viene da lontano, e più precisamente da tutte le politiche che hanno consentito l’aumento esponenziale e senza controllo del costo degli affitti; la possibilità concessa alle società immobiliari e ai padroni di casa di tenere sfitti migliaia di appartamenti per gonfiare il loro prezzo sul mercato; il mancato riconoscimento del diritto alla casa come elemento fondamentale e necessario del benessere di ogni individuo e di ogni gruppo. E la possibilità di sviluppare un’adeguata edilizia popolare è stata stroncata dalla volontà di garantire gli interessi dei grossi proprietari immobiliari.
E’ sempre stata attuata una precisa volontà di mantenere il problema casa nell’ambito dell’emergenza per poterla gestire in termini elettoralistici e clientelari, cavalcando il bisogno della gente. In questi anni la lotta del Comitato “12 luglio” è risultata scomoda e fastidiosa per i poteri forti perché ha toccato, in maniera autonoma e indipendente, uno dei nervi più scoperti del malaffare di questa città, proponendo costruttivamente l’utilizzo degli innumerevoli alloggi sequestrati alla mafia che aspettano solo di essere abitati da chi ha bisogno di una casa. Comune, prefettura e agenzia del demanio continuano a scaricarsi vicendevolmente le loro responsabilità, accampando scuse inesistenti e lamentando croniche assenze di fondi, quegli stessi fondi che si riesce a trovare per organizzare festini, ristrutturare palazzi storici a uso e consumo dell’alta borghesia e per fare del centro storico di Palermo un salottino – estraneo e avulso dal resto della città – pieno di turisti e giovani rampanti.
Chi governa e chi comanda questa città comprende che il Comitato di lotta per la casa “12 luglio” è una struttura di base che non si può addomesticare con l’elemosina interessata di chi vuole solo sudditi da schiacciare con il ricatto del bisogno.
Noi continueremo a dare la nostra solidarietà militante alle famiglie del Comitato e alla loro lotta; da anarchici, sosteniamo questo conflitto che si esprime autonomamente e senza mediazioni: è in questo modo che si gettano le basi per un’organizzazione sociale nuova in cui autogoverno e autogestione del territorio prendono il posto del malaffare, dello sfruttamento e della criminalità del Potere.

Nucleo “Giustizia e Libertà” della Federazione Anarchica Siciliana
Federazione dei Comunisti Anarchici – Sezione di Palermo
LA PESTE


Sull'aggressione squadrista a Palermo il 3 giugno

L'aggressione fascista che si è consumata venerdì sera a Palermo nell'affollatissima via Candelai ai danni di due giovani di origini africane non è un fatto da minimizzare in alcun modo.
Se venti fascisti armati di tutto punto decidono di irrompere in una strada piena di gente per compiere una spedizione punitiva, vuol dire che questi squadristi non temono nulla e possono contare su un'agibilità consolidata.
Forse qualcuno si sarà stupito che una cosa del genere sia accaduta a Palermo, città dai mille colori che una certa retorica ipocrita e buonista dipinge come il solito crogiuolo in cui tolleranza e secolare predisposizione all'accoglienza sono garanzia di convivenza pacifica e solidale.
Niente di più falso.
Palermo, oltre a essersi trasformata in una città violenta e feroce, è una città in cui il pregiudizio per il diverso si accompagna all'insofferenza per chi, provenendo dalle aree più povere del Sud del mondo, cerca e trova qui - nel Sud dell'Italia - un'esistenza migliore.
La Palermo laica, antirazzista e internazionalista ha costruito negli ultimi anni percorsi di emancipazione sociale e politica che - seppur importanti - non sono riusciti a immunizzare il tessuto sociale di questa città dal virus dell'intolleranza e della xenofobia.
In queste crepe, i manovali e gli scopini dei poteri forti trovano la possibilità di esprimere la loro miseria con la violenza e l'arroganza che li contraddistingue.
E ci pare significativo che mentre per strada agiscono i picchiatori e per il 25 aprile compaiono le svastiche al Giardino Inglese e al quartiere Matteotti, il questore di Palermo si concentri nella sua crociata per la legalità che ha nella persecuzione dei lavavetri immigrati e nei rastrellamenti al campo Rom i suoi obiettivi strategici.
"Ve ne dovete andare!" sbraitano i fascisti mentre picchiano gli immigrati.
"Ve ne dovete andare!" sbraitano le istituzioni con le loro leggi, le loro frontiere, le loro disposizioni, le loro dichiarazioni, le loro sanzioni contro gli immigrati.
A questa peste bruna rispondiamo con la fermezza di sempre, rinnovando quell'impegno antirazzista e antifascista che deve tornare a farsi azione costante tra la gente, con gli immigrati e non solo.
E' il modo migliore per esprimere il nostro disprezzo più profondo per lo squadrismo nazifascista e per tutti i cani da guardia del Potere.
07/06/2005

Nucleo "Giustizia e Libertà" della Federazione Anarchica Siciliana
Federazione dei Comunisti Anarchici - Sezione di Palermo
Commissione Antirazzista della Federazione Anarchica Italiana - FAI

Salvador Puig Antich



Si è tenuta ieri sera presso i locali del cinema Igea Lido a Palermo l'anteprima del film "Salvador - 26 anni contro" diretto da Manuel Huerga sulla vita e la morte di Salvador Puig Antich, rivoluzionario catalano giustiziato dal regime di Franco nel 1974. Militanti anarchici hanno diffuso prima e dopo la proiezione il seguente volantino per fare chiarezza e restituire la vicenda umana e politica di Puig Antich alla verità storica.

Federazione Anarchica Italiana - Palermo
Federazione dei Comunisti Anarchici - Sezione di Palermo

17/04/2007

La dittatura franchista non fu soltanto una gestione poliziesca e brutale del potere che per oltre quarant'anni macchiò la terra iberica del sangue di migliaia di oppositori, ma costituì la premessa politico-militare per il tentativo di Hitler e Mussolini di nazifascistizzare l'intera Europa.
Oggi sappiamo come tragicamente sia andata l 'intera vicenda e ci è quindi possibile inquadrare la vicenda di Salvador Puig Antich e del MIL nel giusto contesto.
Ci è possibile, cioè, capire come non ci fossero alternative al disegno di promuovere ogni iniziativa, anche clandestina, per sensibilizzare il popolo delle regioni spagnole e indurlo a prendere posizioni precise, non equivoche o compromissorie, contro il regime.
Puig Antich, a soli 21 anni, decise di imboccare la via pericolosa e irreversibile della clandestinità attiva, finalizzata al sostegno delle lotte operaie e, soprattutto, alla stampa o ristampa di testi rivoluzionari da distribuire alla popolazione che, specialmente in alcune regioni, la Catalogna in prima fila, era già permeata da istanze autonomistiche e libertarie particolarmente pericolose per il sistema rigidamente statalista e oppressivo di Francisco Franco.
Come si accennava, l'attività di Puig Antich si svolse nell''ambito del MIL (Movimento Iberico di Liberazione), un movimento clandestino che intendeva operare, senza vocazioni avanguardistiche, nell'ambito dello scontro di classe e per il sostegno di tutte le lotte di liberazione dalla dittatura franchista. La sua peculiarità consisteva soprattutto nel rifiuto della logica del "partito armato", che implicava una struttura militare gerarchizzata, lontana dalla logica libertaria dell'autonoma organizzazione dei gruppi operativi e dell''autogestione delle lotte.
In pochi mesi, tra il 1972 ed il '73, (grazie ai proventi di espropri ai danni soprattutto di banche importanti) il MIL riuscì a pubblicare tutta una serie di testi che rievocavano le vicende della Guerra Civile spagnola (1936-1939), tra i quali spiccavano gli scritti di Camillo Berneri, nell'ambito di un'ambiziosa iniziativa editoriale (le Ediciones Mayo '37) che comprenderà anche Guerra di classe 1937 - Guerra di classe 1973 nelle cui pagine si porranno a confronto, sottolineandone le analogie, le posizioni del MIL con le esperienze dei movimenti anarchici e anarcosindacalisti.
Questi temi saranno ripresi nelle pagine della rivista CIA (Conspiración Internacional Anarquista) che vedrà solo due numeri: il primo uscirà nell'aprile del 1973 ed il secondo nell''agosto successivo. Nelle pagine di quest'ultimo numero, si sintetizzano le lotte del movimento operaio dal 1848 agli anni Settanta del secolo successivo, ma poi si prende coscienza del progressivo distacco tra le azioni clandestine del MIL e la visione salarial-riformista (pur sempre antifranchista) della base operaia, di fatto incompatibile con il movimento clandestino in armi. In una riunione tenutasi in Francia nell'agosto del 1973, i militanti del MIL prendono coscienza lucidamente della nuova situazione e decidono la «autodisolución de la organización politico-militar dicha MIL» con un documento che verrà integralmente riportato nella rivista.
Il 25 settembre dello stesso anno Salvador Puig Antich viene intercettato dallo speciale reparto antiterrorismo della polizia e nello scontro che ne segue, un poliziotto muore e Antich è gravemente ferito alla mandibola e alla spalla. Viene trasferito al Modelo, vecchio carcere riservato agli oppositori del regime. Inizia da quelle tristi mura un 'odissea che si concluderà il 2 marzo 1974, quando il boia stringerà l 'anello del garota attorno al collo del rivoluzionario catalano.
A nulla valsero le numerose manifestazioni che si tennero in tutta Europa, oltre che in Spagna: dopo l'uccisione da parte dell'ETA del primo ministro Carrero Blanco fu del tutto evidente che il destino di Antich era segnato.
Federazione Anarchica Italiana-Palermo
Federazione dei Comunisti Anarchici - Sezione di Palermo


TESTO DEL COMUNICATO DIFFUSO E PUBBLICAMENTE LETTO IN CONFERENZA STAMPA DAGLI EX MEMBRI DEL M.I.L. ALL'INDOMANI DELL'USCITA IN SPAGNA DEL FILM "SALVADOR - 26 ANNI CONTRO"

Noi, testimoni diretti dell'epoca raccontata dal film "Salvador", ex membri del MIL, OLLA e GARI, di fronte all'insulto che rappresenta per tutte e tutti noi la diffusione del suddetto film dichiariamo:
1. Che questa non è la storia politica di Salvador Puig Antich né quella dei suoi compagni di lotta, perché nasconde deliberatamente la storia di sovversione rivoluzionaria contro il capitalismo senza la quale la vita e la morte di Salvador non ha alcun significato.
2. Denunciamo questa pellicola come un nuovo prodotto mistificatorio e falsificatore della realtà nella quale Puig Antich viene distorto come qualcuno che lottò per le libertà democratiche, basata sul romanzo di Francesc Escribano nel quale si mescola abilmente l 'arte della manipolazione e della tergiversazione dei fatti con bugie e omissioni intenzionali.
3. Denunciamo questo film come prodotto della finzione consumista nella quale la tragica morte di Salvador Puig Antich viene usata per creare uno spettacolo morboso, estremamente drammatico, al fine di ottenere ingenti introiti economici.
4. Denunciamo la gran rilevanza che viene data ad aneddoti di secondo ordine, al fine di sminuire e mortificare il carattere anticapitalista e autonomo del MIL legato alla classe operaia più combattiva che viene ignorata del tutto nel film.
5. Insistiamo sulla denuncia dell'occultamento dei fatti storico-sociali e del movimento operaio da cui nasce e si sviluppa il MIL, così come dei suoi contributi rivoluzionari che spianarono la strada, tra le altre cose, all'autogestione, all'assemblearismo, all'autorganizzazione, all'antiautoritarismo e all'antimilitarismo.
6. Denunciamo il chiaro messaggio reazionario relativo alla morale e ai valori dominanti della borghesia che si respira nel film, del tutto in contraddizione con le idee e lo stile di vita di Salvador.
7. E denunciamo la gravità di questa fase intensiva dell'economia capitalista (sviluppo quantitativo e qualitativo su una base tecnica complessa e in costante rinnovamento), essenzialmente per ciò che concerne la vita quotidiana dei cittadini e dei salariati, una vita sempre più diretta e controllata dai diversi poteri. In questo contesto, il messaggio che si diffonde dal film possiede un chiaro intento politico nel momento attuale: impedire la radicalizzazione dei movimenti alternativi attraverso la narrazione della supposta sconfitta del MIL e la drammatica morte di Salvador. Come a dire che "non vale la pena scontrarsi con il sistema".
8. Denunciamo infine il silenzio che mantengono i mezzi di comunicazione, specialmente la suddetta pellicola, in ordine alla situazione di Jean Marc Rouillan, ex membro del MIL ed ex compagno di Puig Antich, ancora detenuto in carcere con il quale solidarizziamo e del quale esigiamo la libertà immediata unitamente agli altri compagni di Accion Directa.
MIL - Movimento Iberico di Liberazione
Repressione delle lotte in Sicilia

Comunicato anarchico

Sono stati denunciate/i diciannove attiviste/i e militanti che avevano partecipato al campeggio nazionale antirazzista indetto dalla Rete Antirazzista Siciliana.
Queste diciannove denunce relative ai fatti del 1° agosto (occupazione pacifica del cortile interno del Centro di Permanenza Temporanea di Ragusa) sono così pretestuose, nella forma e nel contenuto, che potrebbero ritenersi affare di poca importanza.
Si tratta al contrario di un inequivocabile attacco portato dagli apparati repressivi per rammentare a noi tutti che la battaglia per la libertà di circolazione degli esseri umani non è un terreno sul quale lo Stato può o vuole mediare.
In una Sicilia in cui gli sbarchi, i naufragi e le morti di immigrati sono continui e sempre più drammatici, i CPT continuano a funzionare a pieno regime e a nulla valgono i tentativi da parte di esponenti dell'Unione di effettuare un improbabile monitoraggio democratico su queste strutture: le recenti visite di alcuni parlamentari al lager per immigrati di Lampedusa e al campo d'internamento di Trapani hanno avuto esiti che - se non fossero così gravi per la loro inconcludenza - risulterebbero del tutto grotteschi.
Mentre qualcuno scendeva dallo scranno parlamentare per minimizzare la portata di reclusione e annientamento umano e sociale propria di questi luoghi, gli antirazzisti venivano colpiti dalle denunce emesse per intimidire la lotta e la solidarietà agli immigrati.
Da quando comparvero in Italia i CPT - estrinsecazione di una normativa varata dal Centrosinistra per fare la guerra agli immigrati, alla loro libertà e, in definitiva, a tutti noi - non c'è mai stata tregua.
Il ruolo dei partiti della sinistra istituzionale non può e non deve essere frainteso.
Sia chiaro che ci si difende dagli attacchi della repressione con l'unità delle lotte senza mediazioni e patteggiamenti. Non credano i soggetti istituzionali che scalpitano per assumere la guida del paese di potersi rifare una verginità politica sulla pelle di chi lotta contro un sistema di discriminazione creato dalle stesse forze che oggi sono all'opposizione.
Allo stesso tempo, elemosinare un qualche condono-perdono per la propria azione di rivendicazione di diritti fondamentali quali la libertà e l'uguaglianza significa prestare colpevolmente il fianco a quei professionisti della politica sempre pronti a compiere la loro naturale funzione di mediazione del conflitto.
Esprimiamo tutta la nostra solidarietà ai denunciati, ribadiamo con forza che a ogni tentativo di indebolire la Rete Antirazzista Siciliana, la Rete Antirazzista Iblea e tutto il movimento, risponderemo con crescente e maggiore impegno nella lotta antirazzista.
La libertà si conquista con la libertà.

Federazione Anarchica Siciliana
Federazione dei Comunisti Anarchici - Sezione di Palermo
Commissione Antirazzista della Federazione Anarchica Italiana - FAI

13/10/2005
PER LA LIBERTÀ, CONTRO OGNI REPRESSIONE

All’alba del 12 giugno 2005 una squadraccia fascista armata di tutto punto (mazze, coltelli, spranghe) attacca il Barocchio, una casa occupata di Torino.
Due compagni vengono feriti molto gravemente e solo per un caso non muoiono.
Sabato 18 giugno circa un migliaio di persone scendono in piazza per dare vita a una manifestazione antifascista che denunci pubblicamente l’aggressione e per comunicare alla cittadinanza che anche a Torino – così come in tutta Italia – i fascisti imperversano con la loro vigliaccheria, la loro violenza.
La manifestazione comincia con buone premesse: durante il concentramento commercianti e ambulanti, per nulla intimoriti, offrono acqua e frutta fresca agli antifascisti, in un clima di solidarietà diffusa. L’atteggiamento delle forze dell’ordine è di tutt’altro tenore: il corteo viene blindato e continuamente provocato.
Quando il corteo – determinato ma pacifico – si dirige in piazza Castello, l’ordine della questura è preciso: la polizia carica brutalmente i manifestanti e scatena l’inferno. Manganellate, lacrimogeni sparati ad altezza d’uomo, violenza gratuita. Viene travolto chiunque, passanti compresi. Diversi testimoni riferiscono di aver visto distintamente agenti di polizia spaccare alcune vetrine di locali.
I manifestanti cercano di resistere con delle barricate improvvisate per far fronte alla lucida follia del braccio armato dello Stato. Alla fine della giornata, Massimiliano e Silvio – anarchici – vengono arrestati. Nei giorni seguenti una volgare campagna mediatica fornisce il solito quadro distorto della realtà: gli anarchici hanno messo a ferro e fuoco Torino.
Dopo una durissima requisitoria del tristemente noto PM Tatangelo, il GIP ha deciso che Massimiliano e Silvio attenderanno in carcere il processo. Sono accusati di resistenza, lesioni (evidentemente prendere manganellate in questo paese è una colpa) e manifestazione non autorizzata. La decisione del GIP è estremamente grave, perché con simili accuse in genere si viene scarcerati con una denuncia a piede libero, specie se incensurati.
Si tratta di un attacco politico: l’obiettivo di questo attacco è il movimento anarchico.
In Piemonte gli anarchici sono impegnati nelle lotte al fianco delle popolazioni della Val Susa minacciata dalla devastazione ambientale e dalle linee dell’Alta Velocità, i treni supersonici i cui cantieri distruggono valli, montagne e falde acquifere.
A Torino gli anarchici lottano al fianco degli immigrati che protestano per le violenze, i rastrellamenti e le esecuzioni operate dalle forze dell’ordine nei quartieri popolari e nel famigerato Centro di Permanenza Temporanea di Corso Brunelleschi, e sempre a Torino gli anarchici puntano il dito contro la devastazione e la speculazione edilizia legate all’organizzazione delle olimpiadi invernali, l’ennesimo grande evento destinato a ridisegnare la città a immagine e somiglianza delle sue élites politiche ed economiche. Nessuno deve opporsi allo sfruttamento, all’ingiustizia sociale, alla brutalità del dominio: questo è il messaggio lanciato chiaramente da polizia, giornalisti, magistratura e fascisti. L’attacco al corteo antifascista di Torino è gravissimo perché colpisce al cuore l’opposizione sociale, l’antifascismo e la stessa libertà di espressione.
Gli anarchici, che non si tirano mai indietro, pagano ancora sulla propria pelle la coerenza e l’impegno per la costruzione di un mondo altro.
Nessuno s’illuda: non ci fermeranno mai.

MASSIMILIANO E SILVIO LIBERI!

Nucleo “Giustizia e Libertà” della Federazione Anarchica Siciliana
Federazione dei Comunisti Anarchici – Sezione di Palermo
Federazione Anarchica Italiana – Palermo
Genova 2001 - 1984


Nei giorni 19, 20 e 21 luglio 2001 - a pochi mesi dall'11 settembre - si consumò l'atto finale di una guerra che i potenti del pianeta avevano mosso contro quel vasto movimento internazionale che si era opposto alle politiche predatorie degli stati e del capitalismo occidentale.
A Genova, cinque anni fa, andò in scena una vera e propria azione di guerra lucidamente pianificata contro il movimento antiglobalizzazione e contro chiunque osasse esprimere il proprio dissenso verso una parata di capi di governo intenti a spartirsi le risorse di tutto il mondo. Migliaia di persone picchiate, massacrate. Un manifestante, Carlo Giuliani, ammazzato a colpi di pistola. Decine e decine di arresti, e il pestaggio notturno di manifestanti colti nel sonno, e le torture nella caserma di Bolzaneto, e i tentativi dei poliziotti di creare ad arte inesistenti capi di accusa. Poliziotti, carabinieri, guardia di finanza, polizia penitenziaria e creature simili furono i carnefici di un mattatoio a cielo aperto, in una città semideserta, in un clima di terrore indotto nei mesi precedenti da intimidazioni e provocazioni questurine orientate a un innalzamento vertiginoso della tensione.
Genova fu il naturale esito di un escalation di violenza istituzionale che era iniziata a Goteborg, in Svezia, quando per poco non veniva ucciso un manifestante ed era proseguita a Napoli, quando la piazza divenne una trappola fatta di cariche violentissime e botte per tutti. Al governo, in quell'occasione, c'era il Centrosinistra e il ministro dell'interno si chiamava Enzo Bianco.
Non lo abbiamo dimenticato affatto.
Da Genova in poi il movimento contro la globalizzazione neoliberista è stato schiacciato dalla guerra permanente nella quale il mondo è precipitato e dalla quale sembra non trovare vie di uscita. Da Genova in poi si sono realizzate a una a una le terrificanti premonizioni di George Orwell, che nella sua denuncia letteraria dei pericoli del totalitarismo ha di fatto anticipato lo stato attuale del mondo: oggi la guerra è umanitaria, i bombardamenti sono la pace, la libertà è dittatura, la democrazia è repressione. Con questa neolingua che si esprime attraverso il contrario di ciò che le cose sono in realtà, viviamo in una condizione di costante mistificazione, e ogni opinione dissenziente viene rigidamente sanzionata.
Oggi in Italia partecipare a manifestazioni pubbliche è diventato pericolosissimo perché se le guardie caricano e ne nasce un parapiglia, chiunque sia presente rischia di essere arrestato e condannato per devastazione e saccheggio. E magari, ha solo preso botte.
Questa è la realtà da incubo fatta di una guerra scagliata contro di noi, nella precarizzazione delle vite, nell'impoverimento della società, nella devastazione del pianeta sempre più in balia dell'imperialismo e delle lotte per l'egemonia delle classi dominanti: Afghanistan, Iraq, Palestina, Libano, ecc.
Fermare questa corsa verso la distruzione è possibile se saremo capaci di continuare a lottare contro il potere e contro la gestione gerarchica della vita e delle risorse. Si tratta di ricostruire la coscienza di classe e di sperimentare nuove forme di gestione della società e della produzione attraverso pratiche di autorganizzazione e di lotta al di fuori degli angusti recinti della delega e dell'obbedienza.
Fermare la guerra, il militarismo, il capitalismo non è velleitario. È urgente.

Nucleo "Giustizia e Libertà" della Federazione Anarchica Siciliana
Federazione dei Comunisti Anarchici - Sezione di Palermo

luglio 2006
Comunicato FAS/FdCA-Palermo/FAI-Palermo sui fatti di Caltanissetta

Il clima di pesante provocazione antianarchica che appesta l'Italia si è fatto sentire anche in Sicilia: due bidoni di benzina sono stati posti davanti l'ingresso della sede della Croce Rossa di Caltanissetta accompagnati da una scritta murale contro i CPT firmata da una A cerchiata.
In seguito a questo ritrovamento, sono state effettuate delle perquisizioni presso le abitazioni di diversi attivisti antirazzisti dell'associazione Hurria il cui esito è stato negativo: ai compagni di Caltanissetta colpiti da questa infame provocazione va la nostra solidarietà.
Vale la pena sottolineare alcune cose.
Il Centro di Permanenza Temporanea di Pian del Lago a Caltanissetta - per la cui chiusura lottiamo e lotteremo sempre - non è gestito dalla Croce Rossa.
In secondo luogo, lo stesso commissario provinciale della Croce Rossa, Ritalba Mazzè - escludendo la pista anarchica sulla quale tutti si sono immediatamente tuffati a capofitto - ha delineato con le sue affermazioni uno scenario di attentati e intimidazioni dallo stile molto mafioso e per nulla politico di cui la Croce Rossa è vittima da mesi senza che nessuno ne venga a capo.
Tutto questo svela senza bisogno di ulteriori spiegazioni l'atmosfera estremamente torbida e ambigua nella quale si sviluppa questa vicenda.
Da parte nostra continueremo come sempre a lottare contro i CPT ovunque essi siano e a smascherare pubblicamente tutti quei soggetti che in Italia (Croce Rossa compresa) contribuiscono alla gestione di questi lager per immigrati.
Ai provocatori di ogni risma, chiunque essi siano, risponderemo che questi espedienti non ci intimoriscono e non fermeranno le nostre lotte per una società senza frontiere, una società di liberi ed eguali.

Federazione Anarchica Siciliana
Federazione dei Comunisti Anarchici - Sezione di Palermo
Federazione Anarchica Italiana -

Palermo08/06/2005
A GIUSEPPE PINELLI
FERROVIERE ANARCHICOUCCISO INNOCENTENEI LOCALI DELLA QUESTURA DI MILANOIL 15-12-1969

Quanto sta accadendo nelle ultime settimane in Italia costituisce un segnale molto chiaro dell’involuzione autoritaria del paese.
I toni inequivocabili della strategia della tensione si rinnovano ancora una volta seguendo un copione consolidato.
L’ignobile sostituzione della storica lapide commemorativa dedicata a Giuseppe Pinelli operata con un vigliacco colpo di mano dal sindaco di Milano Albertini (Forza Italia) dimostra che è sempre più concreto il tentativo di riscrivere la storia di questo paese.
I fascisti che oggi sono al governo, questi assassini che da sempre assolvono la naturale funzione di manovali della borghesia, di picchiatori ed esecutori di stragi si permettono oggi – a quasi quarant’anni di distanza – di mistificare sulla verità della morte del compagno Pinelli, pensando di poter occultare i simboli condivisi della lotta antifascista e dell’opposizione popolare alla strage di Stato.
Le dichiarazioni rilasciate su questa vicenda dal giudice D’Ambrosio (Democratici di Sinistra) agli organi di stampa sono raccapriccianti. Il candidato al Senato dell’Ulivo ammette oggi che Pinelli fu effettivamente "vittima di una macchina repressiva messa in moto su indicazione del governo per indicare negli anarchici i colpevoli" della strage di Piazza Fontana. Questo infame personaggio che liquidò, da magistrato inquirente, l’uccisione di Pinelli con l’improbabile motivazione del “malore attivo” (passata alla storia come uno degli esempi più grotteschi dell’ipocrisia statuale) cerca di rifarsi una verginità che non avrà mai.
Se a questo aggiungiamo la gravità della repressione che ha colpito gli antifascisti milanesi maturata in un clima di pesantissima criminalizzazione del dissenso che a destra come a sinistra attraversa tutto l’arco parlamentare, ci si rende conto di come gli apparati dello Stato vogliano spazzare via a colpi di provocazione ogni opposizione sociale e la ricchezza della memoria storica.
Il clima della campagna elettorale è intriso di un veleno che ha il sapore di una voglia di ordine dittatoriale: il linguaggio del dibattito politico trasuda l’ossessione compulsiva mirata alla conquista permanente del potere. Sono tutti elementi già visti e che non vanno sottovalutati.
La sostituzione della lapide dedicata a Pinelli è un tentativo di riaccendere la miccia per scatenare la tensione nella città di Milano dopo i fatti dei giorni scorsi. Si tratta dell’ennesima provocazione con la quale i poteri forti vogliono giustificare una restaurazione autoritaria del paese per la cui guida il Centrodestra e il Centrosinistra si contendono il consenso dei ceti moderati: non c’è spazio, dunque, per tutto ciò che si pone in termini alternativi e antagonisti a questo grande progetto politico-elettorale.
È bene che Stato, magistrati, guardie e fascisti si convincano, una volta e per tutte, che il ricordo di Giuseppe Pinelli vive e vivrà sempre nelle lotte delle anarchiche e degli anarchici per la costruzione di una società di libere/i ed uguali.
Le lapidi posso anche essere rimosse, ma le nostre idee vivono e vivranno per sempre.
Nucleo "Giustizia e Libertà" della Federazione Anarchica Siciliana
Federazione dei Comunisti Anarchici - Sezione di Palermo

Marzo 2006
Venaus, 8 dicembre - Comunicato anarchico


La gente della Val di Susa ha vinto la sua prima battaglia. Alla luce del sole, gli abitanti della valle si sono ripresi la terra che poliziotti e carabinieri gli avevano sottratto due giorni fa con il favore delle tenebre. Quarantamila persone, o forse più, hanno marciato unite, hanno trovato il coraggio nelle loro ragioni, hanno fronteggiato l'arroganza e la violenza scomposta del potere, e hanno vinto così la battaglia di Venaus. Siamo felici e orgogliosi. Il governo continua a blaterare usando lo spauracchio delle infiltrazioni eversive nella protesta popolare. Come al solito, il potere cerca di dividere e imperare, di suscitare sospetto criminalizzando la lotta e distinguendo tra manifestanti buoni e manifestanti cattivi. Quella di Berlusconi, Pisanu e degli altri esponenti della maggioranza è una strategia di respiro corto, tipica di chi è in affanno in una situazione ormai ingestibile. Il Centrosinistra è altrettanto imbarazzato, diviso tra opportunisti che cercano di cavalcare le ragioni della protesta e reazionari che non faticano a solidarizzare con le forze dell'ordine difendendo a spada tratta il progetto del TAV. Parafrasando le parole del ministro Lunardi, vogliamo rassicurare tutti affinché governo e opposizione si mettano il cuore in pace: gli anarchici sono nella lotta in Val di Susa perché ci potete trovare in tutte le lotte per la libertà, l'uguaglianza, l'autogestione del territorio e la sua difesa dai tentacoli del capitalismo e dello Stato. Non ci nascondiamo e non ci siamo mai nascosti. Non colpiamo nel buio e non facciamo blitz. Gli unici inflitrati, gli unici invasori, sono i poteri forti che vogliono distruggere la Val di Susa. Sarà dura, ma andremo avanti con la gente di Venaus.
Nucleo "Giustizia e Libertà" della Federazione Anarchica Siciliana
Federazione dei Comunisti Anarchici - Sezione di Palermo
Solidarietà anarchica alla lotta in Val di Susa
Comunicato anarchico

In Val di Susa la violenza del Potere si è mostrata con tutta la sua inaudita ferocia.
Polizia e carabinieri hanno attaccato il presidio degli abitanti di Venaus che si oppongono alla devastazione della loro valle travolgendo tutto e tutti: donne e uomini, anche anziani, sono stati picchiati e insultati brutalmente dalle forze dell'ordine che hanno aggredito la gente cogliendola di sorpresa nel cuore della notte. Ai giornalisti presenti – picchiati anch'essi – è stato raccomandato di fotografare il meno possibile, mentre funzionari di polizia incitavano i loro uomini a "schiacciare" tutti con le ruspe.
La reazione degli abitanti della Val di Susa è stata, ancora una volta, generosa e solidale: l'autostrada, le strade statali e la ferrovia sono tuttora occupate e bloccate dai manifestanti; gli studenti sono scesi in piazza con i loro insegnanti; diverse fabbriche sono state occupate e i lavoratori stanno attuando scioperi spontanei e generalizzati.
A Torino, in Piemonte e in tutta Italia si moltiplicano le iniziative di solidarietà alla gente della Val Susa.
Compagne e compagni anarchici – da anni impegnati al fianco delle popolazioni aggredite dagli interessi incrociati dello Stato e del Capitale – stanno dando il loro contributo militante per sostenere la lotta di chi intende difendere la valle dalla cementificazione e dalla devastazione.
Le direttive del Ministero dell'Interno dimostrano chiaramente come quella della Val di Susa sia una lotta strutturale che intacca direttamente gli interessi vitali di un apparato di potere economico e politico che non riconosce alcuna ragione se non quella del profitto a tutti i costi.
Alla fine di novembre, ben settantamila persone sono scese in piazza per ribadire con fermezza le ragioni della loro lotta e per respingere tutti i tentativi di criminalizzazione perpetrati da chi – attraverso minacce e altre infamie – vorrebbe ridurre una lotta di popolo a una questione di ordine pubblico.
Con l'attacco squadrista di questa notte, lo Stato italiano svela la sua natura criminale con l'evidente sostegno dei suoi massimi rappresentanti: le dichiarazioni del Presidente della Repubblica nonché del Ministro delle Infrastrutture e di altri esponenti del governo sono gravissime ed eloquenti.
Allo stesso modo, le affermazioni degli esponenti dell'opposizione trasudano tutta l'ipocrisia e la cattiva coscienza di chi – come Prodi – ha concepito il progetto del TAV quando era al governo e adesso tenta di rifarsi una verginità politica sulla pelle delle persone.
Esprimiamo massima solidarietà alle popolazioni della Val di Susa e alla loro lotta.
Riconosciamo e apprezziamo le forti radici popolari di una lotta che si svolge negli stessi luoghi in cui donne e uomini contribuirono alla lotta di Resistenza contro il nazifascismo.
Sosteniamo e promuoviamo le ragioni e le rivendicazioni di una popolazione che attraverso la lotta dal basso ha dimostrato di saper riconoscere e prendere le distanze dalle chiacchiere e dalle false promesse dei politicanti di turno.
Invitiamo tutti coloro che hanno a cuore le ragioni delle popolazioni della Val di Susa a solidarizzare ovunque e attivamente con la loro lotta.

Nucleo "Giustizia e Libertà" della Federazione Anarchica Siciliana
Federazione dei Comunisti Anarchici - Sezione di Palermo
06/12/2005
Immondizia


Volantino congiunto distribuito alla manifestazione contro l'inceneritore di Bellolampo a Palermo il 6 settembre 2006

Il governo della Regione siciliana ha stabilito la realizzazione di un inceneritore in località Bellolampo e i lavori per la sua costruzione sono già iniziati.
Da molti anni si parla di inceneritori, in Italia e non solo, e sull'opportunità di bruciare le enormi quantità di rifiuti e immondizia che non si riescono più a gestire.
Ciò che è certo, è che gli impianti che bruciano i rifiuti (gli inceneritori) sono delle vere e proprie bombe chimiche realizzate vicino ai centri abitati: distruggere con il calore rifiuti di ogni genere significa sprigionare pericolose quantità di sostanze nocive (come la diossina) nell'aria, la stessa aria che respiriamo tutti. Con l'inceneritore a Bellolampo la città di Palermo verrà avvelenata a poco a poco dai fumi - invisibili e subdoli - prodotti dalla bruciatura della sua stessa immondizia. Una specie di tragico contrappasso voluto dalla classe politica e dalle lobby affaristiche e mafiose che nell'immondizia fiutano l'odore di guadagni infiniti per la costruzione e la manutenzione di opere assurde come questa.
A loro i soldi, a noi tumori e inquinamento permanente.
Fermare la costruzione dell'inceneritore a Palermo è ancora possibile, ma è necessario che sia una lotta realmente voluta da tutti. Così come per la TAV e per tutte le "grandi opere" volute solo da chi governa, la classe politica impone le sue decisioni sulla collettività senza curarsi minimamente dei diritti, degli orientamenti e della stessa salute dei cittadini.
Bisogna prendere coscienza di questo e intraprendere un percorso di lotta che parta dal basso, che rifiuti deleghe e mediazioni, voluto e portato avanti dalla gente di Palermo.
Primo passo per ridurre la quantità di rifiuti da smaltire sarebbe una seria, continua, completa strategia di raccolta differenziata, con il conseguente recupero di risorse e materie prime, con un incremento occupazionale necessario nel settore.
Sicuramente, l'ecomafia e le lobby affaristiche mafiose preferiscono la costruzione di un mega inceneritore, dove tutto può finire inghiottito e sparire, e una gestione pubblico-privata, di cui è facile immaginare che fine faranno gli utili (ai privati) e le spese (alla collettività)!
Occorre uscire da queste logiche clientelari e speculative dei servizi: la nostra salute e il nostro benessere non sono in vendita.
Ma è di vitale importanza uscire da questo folle girotondo consumistico, produrre meno immondizia, assumersi ciascuno un pezzetto di responsabilità nella gestione quotidiana: ridurre l'uso della plastica (piatti, posate, bicchieri, sacchetti, ecc.), riutilizzare le cose di ogni giorno, separare i rifiuti in vetro dalla carta e la carta dalla plastica, migliorare la manutenzione delle cose che ci circondano per evitare di buttare tutto e subito.
Questi sono solo alcuni esempi di come sia possibile modificare o cambiare radicalmente l'approccio consumistico che sta alla base della produzione infinita di immondizia.
Il capitalismo induce proprio a questo: consumare e buttar via per poi ricomprare, e così via.
Sporcare e inquinare significa abusare dell'ambiente e della natura: è una logica autoritaria e incosciente che distrugge il mondo ogni giorno che passa.
E, non dimentichiamolo, il mondo è di tutti: il mondo siamo noi.


Nucleo "Giustizia e Libertà" della Federazione Anarchica Siciliana
Federazione dei Comunisti Anarchici - Sezione di Palermo
L’ITALIA È UNA REPUBBLICA FONDATA SUI MORTI DEL LAVORO

Esattamente un mese fa moriva dopo due terribili giorni di agonia Mircea Spiridon, operaio edile.
Mircea era un rumeno. Mircea era quello che la legge definisce un “clandestino”.
Mircea era uno di noi.
Mircea era un uomo venuto a cercare un futuro migliore per sé e la sua famiglia. Si era illuso di trovarlo tra Licata e Palma di Montechiaro. Invece ha trovato la morte, seppellito sotto le macerie di una delle tante costruzioni frutto dell’abusivismo che ha deturpato le coste siciliane.
È morto per colpa di un padrone senza scrupoli, come tanti siciliani, come tanti italiani.
Ogni anno, in Italia, gli incidenti mortali sul lavoro sono sempre di più, causati da padroni avidi di profitti, che non rispettano le norme di sicurezza e che trattano i lavoratori come bestie da soma, buone da sfruttare. Tutto questo avviene con la complicità degli organismi che dovrebbero vigilare e controllare affinché i luoghi di lavoro siano sicuri. Ogni volta che ci scappa il morto (quasi cinque al giorno, senza contare gli invalidi di vario tipo) i rappresentanti delle istituzioni si mettono la coscienza in pace facendo finta di indignarsi e promettendo di impegnarsi.
A dispetto delle vuote parole dei politici e dei sindacalisti, questa situazione cambierà solo quando tutti impareremo a ribellarci, a chiedere il rispetto dei nostri diritti, a rifiutarci di lavorare in condizioni di insicurezza e di pericolo. Bisogna dire BASTA al lavoro nero, al lavoro sfruttato e sottopagato, al lavoro precario, al lavoro malsano che uccide o rende invalidi.
Tutti insieme, lavoratori italiani e lavoratori migranti devono unirsi nella lotta contro lo sfruttamento e la divisione capitalistica del lavoro che rende sempre più ricchi i padroni e più povere e asservite al capitale intere masse di lavoratori nel mondo intero, costringendo milioni di persone ad abbandonare la propria terra e i propri cari per avere una possibilità di sopravvivenza.
Noi siciliani sappiamo molto bene cosa vuol dire emigrare, sentirsi emarginati e disprezzati non solo in terra straniera ma anche nella propria terra. E ancora oggi i siciliani sono un popolo di emigranti.
L’arrivo in Sicilia di lavoratori stranieri, costretti alla clandestinità da leggi ingiuste e criminali, come la Turco-Napolitano e la Bossi-Fini, mettono viene agitata dai padroni e dalle forze politiche più reazionarie come un pericolo per i lavoratori italiani. Ma i migranti non vengono a “rubare” il lavoro a nessuno!
Essi si accontentano di svolgere i lavori più umili e malpagati che noi italiani rifiutiamo, e sappiamo bene che l’agricoltura, la pesca e l’edilizia in Sicilia si poggiano interamente sulle spalle degli immigrati che, ad esempio, vengono letteralmente schiavizzati nei nostri campi per la vendemmia, la raccolta del pomodoro e degli ortaggi. Perché nella scala della divisione in classi della società c’è sempre qualcuno al gradino più basso del tuo, qualcuno più povero di te, pronto a raccattare i tuoi rifiuti.
La lotta dei migranti è la nostra lotta, per avere condizioni di vita dignitose, per l’uguaglianza, la libertà, la fratellanza dei popoli, indipendentemente dal colore della pelle o dalla fede religiosa.
Perché tutte le donne e tutti gli uomini nascono uguali ma è il capitale, l’arroganza del più forte, del potere che li divide e crea barriere tra stati e stati, crea barriere mentali tra uomo e uomo, crea la paura del diverso per meglio controllare e dividere le coscienze.
Oggi siamo qui per ricordare un uomo che voleva conquistarsi il diritto a una vita dignitosa e onesta, ucciso dallo sfruttamento. Non si è trattata di una fatalità, i responsabili della sua morte hanno nomi e cognomi, come hanno nomi e cognomi i responsabili di tutti gli altri morti.

BASTA CON I LUTTI!

I responsabili delle morti sul lavoro sono i padroni, i mafiosi E lo stato italiano!
INVITIAMO i lavoratori a vigilare e a unirsi per lottare tutti insieme contro il sistema che li sfrutta, li rende invalidi e li uccide.


Federazione Anarchica Siciliana

Federazione dei Comunisti Anarchici – Sezione di Palermo


f.i.p
SOLIDARIETA’ AI COMPAGNI ANARCHICI ARRESTATI

Giovedì scorso 5 compagni anarchici sono stati arrestati a Lecce e decine di perquisizioni hanno coinvolto militanti antirazzisti in diverse città, tra cui anche Catania, con l’accusa di avere manifestato contro il CPT Regina Pacis di Lecce e di avere “istigato”le rivolte degli immigrati detenuti.
Ancora una volta, come già successo nei confronti dei compagni della rete sud ribelle, si costruisce un teorema giudiziario contestando i reati associativi, in questo caso l’art. 270 bis, per spezzare la rete di solidarietà con gli immigrati reclusi e deportati, che ormai si estende a macchia d’olio in tutta Italia.
In particolare, è evidente che si tratta di una risposta al processo in corso che vede imputati il responsabile del CPT di Lecce, don Cesare Lo Deserto, ed alcuni operatori ed appartenenti alle forze dell’ordine, per le violenze commesse nei confronti degli immigrati detenuti, ed è volta ad intimidire il movimento antirazzista in un momento in cui si appresta a mobilitarsi all’inizio di un’altra estate di sbarchi e di deportazioni illegali, queste ultime già condannate dal Parlamento e dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo, perché in violazione delle convenzioni internazionali e della costituzione italiana che garantiscono il diritto di asilo.
All’indomani delle grandi manifestazioni del 2 aprile, giornata europea dei diritti del migrante, il governo, tramite il “moderato” ministro Pisanu, anziché preoccuparsi di colpire il traffico degli esseri umani e di consentire il regolare ingresso a coloro che sfuggono da paesi devastati da fame e guerre, preferisce criminalizzare gli immigrati, additati come responsabili della criminalità in Italia, e le associazioni antirazziste e tutti coloro che si battono contro la loro reclusione nelle galere etniche e la loro deportazione.
Nell’esprimere solidarietà ai compagni arrestati ed indagati rivendichiamo il diritto di manifestare per la chiusura dei CPT ed il diritto alla libera circolazione di tutti e di tutte.

CHIUDIAMO I LAGER ED APRIAMO LE FRONTIERE!

RETE ANTIRAZZISTA SICILIANA
SENZA STATI NE’ FRONTIERE, NESSUNO E’ CLANDESTINO!

Forse non tutti hanno ancora capito quello che gli immigrati sono costretti a subire ogni giorno in Italia.
Nella democratica Italia, in questa democratica Unione Europea, gli immigrati vengono quotidianamente umiliati, annullati, mortificati.
Negli ultimi anni governi di Centrosinistra (legge Turco-Napolitano) e governi di Centrodestra (legge Bossi-Fini) hanno varato una serie di norme con lo scopo di rendere la vita impossibile a ogni immigrato/a.
Entrare in Italia in maniera “regolare” è semplicemente impossibile: viene chiesto a donne e uomini che vengono in Italia per cercare occupazione di dimostrare di avere già un lavoro. Se non lo puoi dimostrare, sei espulso/a.
L’espulsione passa attraverso l’odiosa procedura dell’internamento nei Centri di Permanenza Temporanea.
Sessanta giorni di prigionia, dietro le sbarre, con poliziotti e carabinieri sempre pronti a intervenire come solo loro sanno fare nel caso in cui qualcuno dovesse alzare troppo la voce.
Una carcerazione mirata all’esclusione degli individui diversi, poveri, immigrati, indesiderabili.
Con le dovute proporzioni è lo stesso principio dei lager nazisti.
L’immigrato fa molto comodo, anche se nessuno lo ammette: fa comodo agli italianissimi padroni che assumono in nero muratori, agricoltori, badanti e operai immigrati massacrandoli di lavoro e pagandoli una miseria. Ci sono pure quelli che sulla prigionia delle persone ci mangiano, e tanto: i Centri di Permanenza Temporanea vengono cogestiti da prefetture ed enti convenzionati muovendo un giro di quattrini (del contribuente) davvero notevole. Non bisogna dimenticare che molte associazioni cattoliche hanno messo le loro mani sul business della disperazione.
Ogni giorno lo Stato sequestra le vite di migliaia di donne e uomini.
E’ lo Stato che uccide chiudendo le frontiere, costringendo gli esseri umani alla clandestinità, deportando centinaia di persone con voli diretti Lampedusa-Libia.
L’Occidente scatena guerre in giro per il mondo, le industrie occidentali smerciano armi in giro per il mondo, gli stati occidentali finanziano guerre civili in giro per il mondo. Tutto questo viene fatto sulla pelle delle persone, ed è normale che la gente scappi, emigri, chieda una fetta del benessere di cui godono solo pochissimi privilegiati.

Il Centro di Permanenza Temporanea di viale Colajanni a Ragusa è l’ultimo aperto in Sicilia. Da qui, nei mesi scorsi, sono fuggiti - con nostra immensa gioia - diversi immigrati.
Da poco tempo, il CPT è riservato a sole donne e questo lo rende ancora più odioso. In esso si concentra ogni tipo di discriminazione: dello straniero, del diverso, del povero, della donna: un’insopportabile miscela di xenofobia, sessismo e potere patriarcale.
Manifestiamo a Ragusa per la libertà di movimento di tutte e di tutti, per la chiusura del CPT ragusano e di tutti i CPT presenti in Sicilia e altrove. Manifestiamo per una società di liberi/e ed uguali perché nessuno può e deve essere considerato “clandestino”.
Così come per gli italiani, anche per gli immigrati l’autorganizzazione è uno strumento fondamentale per conquistare quella liberazione sociale che oggi viene vergognosamente negata.
C’è tutto un mondo che chiede uguaglianza, libertà, pari dignità, diritti, servizi, rispetto, solidarietà, accoglienza. Solo unendo il fronte di lotta e di rivendicazione si può rovesciare tutto.
Se tolgono libertà agli immigrati è perché si preparano a togliere libertà a tutti gli altri, e hanno già cominciato.
Per noi non ci sono stranieri. L’unico nemico è il potere che ci vorrebbe tutti schiavi, tutti sconfitti.
Non ci avranno, perché la nostra voglia di libertà va al di là di ogni frontiera.

NESSUNA FRONTIERA, NESSUNA GALERA, NESSUNA NAZIONE!
LIBERI TUTTI/E!

Federazione Anarchica Siciliana
Federazione dei Comunisti Anarchici – Sezione di Palermo
Commissione Antirazzista della Federazione Anarchica Italiana – FAI
Mediterraneo per morire

Continua la tragica odissea per centinaia di persone che pur di scappare dal loro paese d’origine, molto spesso territorio di guerre civili e persecuzioni, mettono la propria vita nelle mani di criminali mafiosi e politici senza scrupoli che non esitano nel lasciarli morire in mare.
Liberia, Dafur, Sudan, Palestina, Iraq, Kurdistan, Afghanistan sono i paesi da cui la maggioranza di queste persone arriva, paesi in cui le situazioni sia politiche che umanitarie non consentono una vita dignitosa.
Questa nuova tratta degli schiavi, è fomentata e organizzata dalle leggi omicide e razziste sull’immigrazione in Italia che creano la condizione di clandestinità, necessaria affinché armatori senza scrupolo possano arricchirsi intorno ai cosiddetti “barconi della morte”e affinché col pretesto della prevenzione si riarmino gli stati da cui passano i flussi migratori ad esempio la Libia.
L’enorme flusso di denaro che gira intorno al trasporto e alla mattanza dei/lle nuovi/e migranti, potenzia questa pratica e la rende purtroppo un evento usuale.
Lo statuto di illegalità e quindi di clandestinità toglie ad ogni individuo il diritto di esistere, la possibilità di poter avere una vita migliore rendendo i migranti fantasmi della società, considerati criminali e facili preda di profittatori e malviventi che non sempre stanno al di fuori delle istituzioni.
Solo la morte in mare diventa evento pubblico mostrato dai mass media che, a nozze con il potere, non hanno nessun interesse a mostrare tutta la sofferenza per arrivare sulle coste del Mediterraneo. La morte non è che l’ultimo tragico anello di un’odissea umana che molto spesso si conclude prima, magari per disidratazione o fame in mezzo al deserto.
I flussi migratori invece di essere repressi e criminalizzati per esigenze di mercato
(più precarietà uguale più sfruttamento), dovrebbero essere liberati dal giogo della clandestinità per dare accesso ad una nuova vita non solo per chi fugge da strazio e povertà ma a tutti/e coloro che cercano nuove terre in cui realizzarsi.
I concetti di cittadinanza globale e di libera circolazione mai come oggi assumono un significato così forte per le lotte di liberazione dalla schiavitù e dalla povertà. I passi da fare nella strada per una società aperta, senza pregiudizi, disumane disuguaglianze sociali e vecchi razzismi sono tanti, soprattutto quando si considerano i/le nuovi/e immigrati/e degli invasori dell’occidente “bianco e cristiano”.
La lotta all’emigrazione clandestina si fa con la lotta per l’abolizione del concetto stesso di clandestinità e il riconoscimento immediato dell’asilo politico.
Con un’accoglienza umana e adeguata e ciò significa logicamente la chiusura dei CPT - i mostri in cemento che non sono altro che prigioni per chi ha come unica colpa il desiderio di difendere o cambiare la propria vita.
La lotta alle frontiere intese non solo come barriere geografiche ma anche sociali e umane.
L’educazione all’interculturalità e all’antirazzismo come chiave di svolta culturale di cambiamento di mentalità nei riguardi di ciò che è considerato “diverso”.
La lotta all’emigrazione clandestina si fa con le azioni dirette contro le leggi omicide, contro lo sfruttamento e con la solidarietà attiva nei confronti di coloro che sbarcano sulle coste europee senza lasciarli poi naufragare nell’indifferenza e nel silenzio generale.
Fdca Palermo
Mediterraneo per morire

Continua la tragica odissea per centinaia di persone che pur di scappare dal loro paese d’origine, molto spesso territorio di guerre civili e persecuzioni, mettono la propria vita nelle mani di criminali mafiosi e politici senza scrupoli che non esitano nel lasciarli morire in mare.
Liberia, Dafur, Sudan, Palestina, Iraq, Kurdistan, Afghanistan sono i paesi da cui la maggioranza di queste persone arriva, paesi in cui le situazioni sia politiche che umanitarie non consentono una vita dignitosa.
Questa nuova tratta degli schiavi, è fomentata e organizzata dalle leggi omicide e razziste sull’immigrazione in Italia che creano la condizione di clandestinità, necessaria affinché armatori senza scrupolo possano arricchirsi intorno ai cosiddetti “barconi della morte”e affinché col pretesto della prevenzione si riarmino gli stati da cui passano i flussi migratori ad esempio la Libia.
L’enorme flusso di denaro che gira intorno al trasporto e alla mattanza dei/lle nuovi/e migranti, potenzia questa pratica e la rende purtroppo un evento usuale.
Lo statuto di illegalità e quindi di clandestinità toglie ad ogni individuo il diritto di esistere, la possibilità di poter avere una vita migliore rendendo i migranti fantasmi della società, considerati criminali e facili preda di profittatori e malviventi che non sempre stanno al di fuori delle istituzioni.
Solo la morte in mare diventa evento pubblico mostrato dai mass media che, a nozze con il potere, non hanno nessun interesse a mostrare tutta la sofferenza per arrivare sulle coste del Mediterraneo. La morte non è che l’ultimo tragico anello di un’odissea umana che molto spesso si conclude prima, magari per disidratazione o fame in mezzo al deserto.
I flussi migratori invece di essere repressi e criminalizzati per esigenze di mercato
(più precarietà uguale più sfruttamento), dovrebbero essere liberati dal giogo della clandestinità per dare accesso ad una nuova vita non solo per chi fugge da strazio e povertà ma a tutti/e coloro che cercano nuove terre in cui realizzarsi.
I concetti di cittadinanza globale e di libera circolazione mai come oggi assumono un significato così forte per le lotte di liberazione dalla schiavitù e dalla povertà. I passi da fare nella strada per una società aperta, senza pregiudizi, disumane disuguaglianze sociali e vecchi razzismi sono tanti, soprattutto quando si considerano i/le nuovi/e immigrati/e degli invasori dell’occidente “bianco e cristiano”.
La lotta all’emigrazione clandestina si fa con la lotta per l’abolizione del concetto stesso di clandestinità e il riconoscimento immediato dell’asilo politico.
Con un’accoglienza umana e adeguata e ciò significa logicamente la chiusura dei CPT - i mostri in cemento che non sono altro che prigioni per chi ha come unica colpa il desiderio di difendere o cambiare la propria vita.
La lotta alle frontiere intese non solo come barriere geografiche ma anche sociali e umane.
L’educazione all’interculturalità e all’antirazzismo come chiave di svolta culturale di cambiamento di mentalità nei riguardi di ciò che è considerato “diverso”.
La lotta all’emigrazione clandestina si fa con le azioni dirette contro le leggi omicide, contro lo sfruttamento e con la solidarietà attiva nei confronti di coloro che sbarcano sulle coste europee senza lasciarli poi naufragare nell’indifferenza e nel silenzio generale.
Fdca Palermo
LAMPEDUSA
Cronaca di lotta

19.03.05
Alcuni attivisti della Rete Antirazzista Siciliana si trovano a Lampedusa già da stamattina per verificare quanto succede al CPT. Gli attivisti sono in atteso di entrare nel Centro e riferiscono una notevole presenza delle forze dell'ordine.

19.03.05 ore 14,57
I migranti vengono fatti uscire adesso dal campo, sono circa una novantina. i previstio osservatori istituzionali ovviamente hanno rimandato la loro presenza a domani. [da FdCA]

19.03.05 ore 15,20
Alla delegazione è stato negato l'accesso al campo, avevano raggiunto un'area adibita a cantiere nelle immediate vicinanze del campo ma sono stati sgombrati e ora assistono impotenti dall'aerostazione, a 50 metri dall'aereo, la fine dell'imbarco. destinazione + probabile Tripoli. i deportati sono, sembra, in buona parte palestinesi, e quindi potrebbero avere diritto a chiedere il permesso d'asilo. sembra che per oggi potrebbero essere preparati altri due voli, ma la situazione è ancora ovviamente incerta. [da FdCA]

19.03.05 ore 15,22
Alcuni compagni della Rete Antirazzista Siciliana hanno tentato lo scavalcamento della recinzione che dà sulla pista dell'aeroporto (adiacente al CPT). Sono stati bloccati e ci sono stati momenti di tensione. Un compagno palestinese ha comunicato ai deportati in arabo la possibilità di chiedere asilo politico. Probabilmente ci saranno altri rimpatri nel pomeriggio. Seguiranno aggiornamenti. [da Comm.ne Antirazzista FAI]

19.03.05 ore 15,28
Tre immigrati hanno tentato di fuggire ma sono stati bloccati! [da Comm.ne Antirazzista FAI]

19.03.05 ore 15,35
Tre ragazzi hanno cercato di scappare ma sono stati ripresi, pur avendo lottato fino all'ultimo per conquistarsi la libertà e forse la vita (secondo fonti attendibili dall'ultima serie di rimpatri mancherebbero all'appello circa 180 persone). All'interno del ctp sembra si sia scatenata una protesta, vengono sventolati stracci e tovaglie chiedendo verosimilmente aiuto. continua il presidio dei compagni della Rete Antirazzista Siciliana dentro l'aereoporto [da FdCA]

19.03.05 ore 15,50
Aggredito dalla polizia un compagno palestinese della CGIL. Rivolta contro le deportazioni a Lampedusa. La polizia ed i carabinieri hanno accerchiato i militanti della Rete Antirazzista Siciliana. Il responsabile immigrazione dello sportello lavoro CGIL PALERMO è stato aggredito dalle forze dell'ordine per aver detto ai prigionieri immigrati che potevano chiedere asilo politico. Situazione molto tesa. I migranti hanno capito che verranno deportati e si stanno ribellando. Decine di camionette delle forze del dis-ordine stanno arrivando. LANCIAMO UN APPELLO ALLA MOBILITAZIONE IMMEDIATA IN TUTTE LE PREFETTURE ITALIANE. PROTESTIAMO CONTRO GLI ORGANI D'INFORMAZIONE PERCHE' SI SAPPIA QUELLO CHE STA ACCADENDO! [da RAS]

19.03.05 ore 15,55
Alcuni lampedusani, presenti all'aeroporto a "godersi" le deportazioni, hanno aggredito e minacciato i militanti della Rete Antirazzista Siciliana che hanno tentato di bloccare le deportazioni. [da RAS]

19.03.05 ore 16,10
Clima pesantissimo a Lampedusa. Un immigrato è sceso dall'aereo, è stato bloccato, picchiato e ricondotto al CPT a bordo di un cellulare. All'interno del Centro sono entrate due camionette dei carabinieri. L'aereo è appena decollato. [da Comm.ne Antirazzista FAI]

19.03.05 ore 18,20
Abbiamo appreso che questa sera all'interno del TG1 (e non TG3) andrà in onda alle 20.00 un servizio sulla vergognosa deportazione con le immagini girate dagli attivisti della Rete Antirazzista Siciliana. [da Comm.ne Antirazzista FAI]

19.03.05 ore 23,09
Continua a Lampedusa il presidio della Rete Antirazzista Siciliana dopo le tensioni di oggi pomeriggio: dopo la partenza del volo e la tentata fuga di tre migranti, e il pestaggio di almeno uno di loro, viene impedito l'ingresso alle osservatrici istituzionali (le senatrici Acciarini e De Zulueta) che accompagnate da un avvocato hanno chiesto di entrare nel CPT per verificare le condizioni all'interno. negata anche la richiesta minimale di conferire con la direzione del centro all'interno del CPT e non sui cancelli, dove i compagni e le compagne della rete mantengono il presidio. [da FdCA]

20.03.05 ore 08,23
Stamattina è entrata una delegazione composta dalle parlamentari Acciarini e De Zulueta, un rappresentante dello sportello immigrazione della CGIL di Palermo,un giornalista dell'Unità. Da fonte governativa sembrerebbe che oggi verranno eseguiti dei trasferimenti in alcuni CPT sul territorio Nazionale, seguiranno aggiornamenti. [da Taz Lab. Comunicazione Libertaria]

20.03.05 ore 10,06
Appena uscita la delegazione dal campo di Lampedusa. La Rete Antirazzista Siciliana conferma la notizia che sono previsti trasferimenti via mare di un centinaio di migranti verso i CPT di Agrigento, mentre non sono confermati i due voli di reinvio forzato rimandati ieri. E' nel frattempo in corso uno sciopero della fame. Non si ha notizie del migrante picchiato e scaricato dall'aereo, portato via in cellulare, che non risulta ricoverato al Pronto soccorso. [da FdCA]

20.03.05 ore 10,29
In questo momento i compagni della Rete Antirazzista Siciliana ci informano che un centinaio di migranti stanno per essere imbarcati per Porto Empedocle. [da T.A.Z. Lab. Com. Libertaria]

20.03.05 ore 10,34
I migranti vengono ammanettati e fatti salire sui cellulari di carabinieri e polizia. Saranno trasportati via mare forse ad Agrigento (Porto Empedocle), per poi arrivare a Crotone. Continua lo sciopero della fame, i migranti chiedono aiuto. Non si hanno più notizie dell'immigrato pestato ieri dalle forze dell'ordine perchè ieri ha tentato la fuga. Riteniamo molto probabile che, una volta giunti a Crotone, vengano tutti deportati con aerei pronti a partire da lì.LANCIAMO UN APPELLO URGENTE AI COMPAGNI CALABRESI DI MOBILITARSI! TUTTI AL CPT DI CROTONE! NO AI LAGER! NO ALLE DEPORTAZIONI! [da Laboratorio Zeta]

20.03.05 ore 10,47
Mentre proseguono i trasferimenti verso il porto, è arrivato un aereo delle AIR Adriatic, compagnia usata per le deportazioni in Libia. Le forze dell'ordine impediscono alla Rete Siciliana Antirazzista di riprendere immagini e foto mentre sono in corso i trasferimenti verso il porto, mentre i migranti cercano di esporre cartelli di richiesta d'aiuto ne di protesta. Evidentemente i pochi fotogrammi andati ieri in onda, sia pure senza un commento adeguato, sono già più di quello la nostra democrazia è in grado di sopportare. Seguiranno aggiornamenti. [da FdCA]

20.03.05 ore 12,06
Salpata ora da Lampedusa la nave che ha imbarcato 120 migranti. Destinazione intermedia Porto Empedocle, ma non si hanno garanzie sulla destinazione finale di queste persone, mentre la presenza dell'aereo incombe sulla pista. Continua il presidio dei militanti della RAS, impotenti ad impedire le nuove deportazioni che si preparano. [da FdCA]

20.03.05 ore 12,43
Dopo stamani, la delegazione della Rete Antirazzista Siciliana è pronta per entrare una seconda volta dentro il lager di Lampedusa. Sta per entrare, per la seconda volta, nel LAGER di Lampedusala delegazione della Rete Antirazzista Siciliana insieme alle senatrici Acciarini e De Zulueta. Nonostante le assicurazioni fatte alle senatrici riguardo la sospensione del ponte aereo per la Libia, è sempre presente sulla pista dell'aeroporto un velivolo della Adriatic, la stessa della deportazione di ieri. E' confermato che ieri, sul primo aereo, c'è stata una carica delle forze dell'ordine contro i migranti e contro quelli che hanno tentato la fuga. Confermato quindi l'uso della violenza per le deportazioni oltre all'inganno e la sospensione TOTALE di ogni diritto. [da Laboratorio Zeta]

20.03.05 ore 14,00
Alle 8.30 è arrivata la nave al porto di Porto Empedocle. Una quindicina di militanti hanno esposto uno striscione con la scritta "Chiudiamo i lager - NO CPT". Imponente la presenza di polizia. Destinazione presunta Crotone. Gli immigrati hanno salutato con l'iniziativa con interesse. Molte persone in attesa della nave presenti allo sbarco hanno manifestato solidarietà. FREEDOM - HURRIA - LIBERTA'. [da Hurria]

20.03.05 ore 14,16
E' stato vietato alla delegazione della Rete Antirazzista Siciliana di entrare nel lager. Per presunti motivi di ordine pubblico è stato vietato l'ingresso alla delegazione della R.A.S. insieme alla senatrice Acciarini. Si pensa invece che stia accadendo qualcosa. Forse gli aguzzini vogliono far partire un altro aereo. [da Laboratorio Zeta]

20.03.05 ore 14,23
Sulla pista dell'aeroporto di Lampedusa stanno iniziando le operazioni d'imbarco, nell'aereo della Adriatic, per un altro gruppo di migranti. Com'era previsto, il veto all'ingresso della R.A.S. nel LAGER di Lampedusa nascondeva l'imminente deportazione. Voci trapelate, ma non confermate, indicano Crotone come destinazione dell'aereo. CHIEDIAMO A TUTTI I COMPAGNI CALABRESI DI MOBILITARSI URGENTEMENTE PER L'ARRIVO DELL'AEREO A CROTONE. [da Laboratorio Zeta]

20.03.05 ore 14,35
Con ogni probabilità gli immigrati deportati col secondo ponte aereo da Lampedusa verranno trasferiti a Crotone. Invitiamo tutti gli antirazzisti calabresi a vigilare e intervenire. [da Comm.ne Antirazzista FAI]

20.03.05 ore 15,46
L'aereo con a bordo i migranti è partito. [da Comm.ne Antirazzista FAI]

21.03.05 ore 18,20
Deportazioni - Comunicato dell'Osservatorio Migranti (AG)
Emergenza migranti Ieri sera alle ore 20 circa è arrivata a Porto Empedocle, la nave passeggeri con a bordo un centinaio di migranti provenienti dal cpt dell’isola di Lampedusa. Allo sbarco erano presenti una ventina di attivisti dell’Osservatorio Migranti di Agrigento, alcuni membri dell’associazione Hurria di Caltanissetta e un numero imprecisato di forze dell’ordine. Appena sbarcati, i migranti in tutto un centinaio, sono stati collocati su quattro autobus di privati che sono immediatamente partiti, secondo informazioni assunte da fonti attendibili, per il cpt di Crotone. La nostra presenza è stata di fondamentale importanza, non solo per la testimonianza diretta ma anche per la solidarietà manifestata nei confronti di tutti i migranti. L’Osservatorio di Agrigento, inoltre, sta preparando un sit-in che si dovrebbe svolgere in questi giorni in città per denunciare alla cittadinanza le gravissime violazioni di diritti umani perpetuate a danno di tutti i potenziali richiedenti asilo che sono arrivati a Lampedusa e immediatamente rimpatriati verso i campi libici.Agrigento, lì 21.03.2005 Leonardo MarinoOsservatorio Migranti Agrigento [da TAZ laboratorio di comunicazione libertaria]

21.03.05
Resoconto della Rete Antirazzista Siciliana sugli eventi del 19-20 marzo 2005 a Lampedusa
Una ventina di noi hanno raggiunto Lampedusa per denunciare la tragedia che in questi giorni, come è già accaduto nell'ottobre del 2004, si sta consumando nel silenzio e nell'indifferenza di un paese intero.
I ponti arerei che deportano i migranti dall'isola siciliana alla Libia sono ricominciati come la più normale delle prassi, nonostante esistano adesso dati ufficiali del governo libico che riportano la morte nel deserto di 106 delle persone deportate da settembre ad oggi.
Questi morti (e 106 è solo il dato ufficiale) pesano sulla coscienza di tutti.
Pesano soprattutto sulla coscienza di questo governo che ormai, con tutta l'arroganza di un regime, calpesta lo Stato di diritto e le convenzioni internazionali, le leggi interne come tutti i fondamentali diritti della persona umana.
In due giorni abbiamo assistito alla deportazione aerea di 140 persone sommariamente identificate e che non hanno avuto la possibilità di incontrare un avvocato o un giudice o di chiedere asilo politico.
Tutto ciò che abbiamo potuto fare su un'isola ostile e militarizzata (parliamo proprio di esercito e mitra), tra aggressioni fisiche e provocazioni da parte dei leghisti lampedusani (!) e della polizia, è stato gridare ai migranti, mentre venivano deportati, quale fosse la reale destinazione di quegli aerei. Fino a quel momento nessuno li aveva informati: pensavano tutti di andare a Crotone.
Per questo motivo, durante il primo imbarco del 19 marzo una decina di loro ha tentato la fuga sulla pista dell'aeroporto. Sono stati tutti ripresi e malmenati. Un ragazzo svenuto è stato portato via da una camionetta della polizia. L'aereo è partito comunque. Queste immagini sono state trasmesse dalla televisione solo perché noi le avevamo riprese. Le abbiamo gratuitamente date alla Rai purché venissero diffuse, al solo patto che in nessuno dei servizi dei loro tg adoperassero le parole "clandestino" per parlare di uomini e donne, e "centro di accoglienza" per parlare dei Cpt. Ovviamente entrambi i termini sono stati adoperati più volte dal pessimo servizio del tg1.
Alle dieci di sera del 19 sono arrivate le due Senatrici Tana De Zulueta e Chiara Acciarini (uniche mosche bianche di un'opposizione che ha ostentato solo indifferenza) che hanno immediatamente chiesto, come è loro diritto, di entrare almeno dentro gli uffici del campo di detenzione dove restavano rinchiusi più di 600 tra uomini, donne e minori (stiamo scrivendo sempre del solito lager , quello di solo otto cessi e tutti senza porte, quello senza materassi e coperte, quello gestito dalla solita Misericordia, con a capo il solito responsabile sig. Scalia che si prende circa 45 euro al giorno per detenuto). È stato loro negato l'accesso adducendo a pretesto "l'assetto notturno" del personale, la mancanza di un "referente adeguato" all'interno del campo, e, soprattutto, "il rispetto della privacy" dei detenuti (c'è bisogno di un commento?).
La mattina dopo, alle 6:30 del venti, le due Senatrici, insieme alla nostra delegazione, hanno reiterato la richiesta di ingresso. Questa volta è stato loro permesso di arrivare fino al primo cancello, cioè fino ai locali degli uffici, all'infermeria e alla "zona donne" (dove c'erano solo una decina di ragazze). Ancora una volta quindi, le parlamentari e il loro avvocato non hanno potuto incontrare i migranti detenuti se non da dietro le sbarre e da lontano (avendo però modo di riconoscere tra essi la presenza di parecchi ragazzi evidentemente minorenni), e non hanno potuto ispezionare il campo. I motivi addotti erano stavolta quelli di "ordine pubblico".
La ragione reale è stata certo quella di occultare quanto avveniva e avviene anche in questo momento dietro quei cancelli, nonché i preparativi per le nuove deportazioni.
Nel frattempo sul retro del Cpt alcuni di noi sono riusciti ad avvicinarsi ai migranti detenuti (ovviamente a una distanza minima di cento metri, con le camionette della polizia e dei carabinieri, le sbarre e il filo spinato in mezzo) tanto da poter comunicare con loro in inglese e urlando. Ci hanno chiesto aiuto "Help us, please, help us...", ci hanno comunicato che erano in sciopero della fame da due giorni, che avevano dormito per terra perché lì dentro non c'è niente, che avevano sete, che preferivano morire dentro il campo piuttosto che ripassare dalla Libia. Ci hanno chiesto se questo paese avesse un governo, ci hanno chiesto conferma se l'Italia fosse un paese di libertà, ci hanno chiesto del Vaticano e del Papa, molti ci hanno detto di avere famiglia...
Poco dopo i poliziotti hanno iniziato a trasportare 120 di loro verso il porto e li hanno imbarcati per Porto Empedocle (con destinazione ufficiale Crotone). Nel pomeriggio è partito un secondo aereo sempre della stessa compagnia, la Air Adriatic, che sembra fa scalo solo a Tripoli e Spalato. Ma il prefetto Panza insiste nel dire che sarebbero andati anch'essi a Crotone.
Intanto le Senatrici chiedevano ancora di entrare ma veniva loro risposto che i responsabili erano assenti perché erano andati a pranzo.
Sull'isola non è rimasto più nessuno che si ribelli a tutto questo. Neanche un militante, un politico, un giornalista straniero (forse un paio italiani ma non si sa) o semplicemente un cittadino che contesti.

E le deportazioni, mentre noi scriviamo e anche adesso che voi leggete, continuano.

Rete Antirazzista Siciliana
La solidarietà non si arresta! Nessuno è clandestino!

Lo scorso 8 agosto l'equipaggio di due pescherecci tunisini ha tratto in salvo 44 immigrati che si trovavano alla deriva in pieno Canale di Sicilia e che rischiavano di affondare.
I pescatori tunisini non hanno esitato a salvare quelle persone (tra cui due bambini - uno disabile - e due donne incinte) portandole al sicuro nel porto di Lampedusa.
Arrivati in territorio italiano, i sette componenti dell'equipaggio sono stati arrestati dalle autorità con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e trattati come criminali.
Quando il 22 agosto è iniziato il processo contro i pescatori tunisini è stato subito chiaro l'intento persecutorio di questa vicenda giudiziaria: i soggetti chiamati a testimoniare a favore dell'accusa sono stati tutti accettati, mentre dei ventisei testimoni chiamati dagli avvocati difensori soltanto due hanno potuto fornire la loro versione dei fatti. E, in entrambi i casi, è stato detto chiaramente che i pescatori tunisini non hanno fatto altro che salvare gli immigrati dalla morte. Significativamente, il giudice Antonia Sabbatino è lo stesso che presiede anche il processo contro il comandante della nave Cap Anamur, che due anni fa portò in salvo 37 immigrati conducendoli in Italia.
Ancora una volta lo stato italiano lancia con il suo governo un messaggio chiaro e inequivocabile nella sua criminalità: salvare e soccorrere immigrati in difficoltà è un reato! In altre parole, lo stato e il governo invitano senza mezzi termini all'omissione di soccorso!
Questo approccio persecutorio nei confronti di chi mette in pratica la solidarietà fra donne e uomini in situazioni di pericolo estremo dimostra chiaramente come tutte le politiche di controllo e repressione dell'immigrazione siano dettate da un'unica esigenza: terrorizzare gli immigrati dimostrandogli che le frontiere sono invalicabili e che la morte è un destino certo e voluto da chi blinda i confini dell'Italia e dell'Europa attraverso leggi razziste.
La responsabilità politica di tutti i naufragi e di tutti gli incidenti in mare che da anni arrossano il mediterraneo col sangue di migliaia di migranti in cerca di speranza nel nostro paese, è da ricondurre esclusivamente agli stati e ai governi europei che applicano le loro politiche repressive e terroristiche per tenere sotto costante ricatto gli immigrati i quali fanno comodo solo se sono clandestini e possono essere sfruttati selvaggiamente dai padroni nelle fabbriche, nei cantieri e nelle campagne. E per mantenere costante il ricatto, i governi applicano una repressione feroce impedendo persino che gli immigrati possano essere salvati se trovati in mare aperto in balia del loro destino.
I pescatori tunisini sotto processo ad Agrigento hanno applicato l'unica legge che ha davvero senso di esistere, ovvero la legge etica e morale che è in ognuno di noi, e che impone categoricamente di aiutare e solidarizzare con ogni donna e ogni uomo in difficoltà a prescindere dalle norme, dai regolamenti, dalle burocrazie infami e assassine prodotte dagli stati e dal capitalismo per dividere i popoli.
Vogliamo l'immediata liberazione dei pescatori tunisini e facciamo appello per una mobilitazione permanente affinché siano subito scagionati.

Federazione Anarchica Siciliana
Federazione dei Comunisti Anarchici - Sezione di Palermo
Agrigento, 7 settembre 2007
Fuga dal CPT

Nell'edizione nissena de La Sicilia del 20 gennaio 2005, tale Riccardo Riggi si produce in un agghiacciante panegirico sul Centro di Permanenza Temporanea di Pian del Lago.
Affondando a piene mani nei dati forniti dalla locale questura, l'autore dell'articolo tesse l'elogio del campo di concentramento di Caltanissetta: la carcerazione di "4.875 stranieri ospitati nel quadriennio 2000-2004" diventa nelle parole del redattore un "processo di gestione".
Poi, tutto contento, riferisce della capacità del CPT di "scovare tra essi ben 1.742 extracomunitari da rimpatriare". E ancora, nel 2004, su 1.707 stranieri "ospitati" nel centro di permanenza "1.082 sono stati trattenuti, 625 i rimpatriati".
Alla fine, l'estasi: il CPT di Caltanissetta è quello "con il più alto numero d'espulsioni in Italia, ben 905".
Le rassicuranti dichiarazioni di Michele Emma - dirigente dell'Ufficio immigrazione - suggellano questo macabro quadro di efficientismo repressivo. Infine, arriva la benedizione dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i i Rifugiati e del Comitato per la prevenzione delle torture del Consiglio d'Europa secondo cui "il Cpt è il miglior centro d'Italia".
A guastare questo scenario ci hanno pensato i diretti interessati: 29 immigrati sono scappati dal lager di Caltanissetta scavalcando la recinzione e disperdendosi nelle campagne circostanti.
L'episodio viene citato nelle ultime righe dello stesso incredibile articolo di cui sopra.Vien da chiedersi il perché questi immigrati si ostinino a voler scappare a tutti i costi dal "miglior centro d'Italia".
La risposta va cercata nelle gambe e nell'angoscia dei fuggitivi braccati dalla polizia, nella loro voglia di scappare dall'abbrutimento, dall'annichilimento, dall'orrore di una carcerazione insensata, ingrata e infame: la risposta va cercata nell'inalienabile diritto alla libertà di ogni essere umano, nel diritto a fuggire dalla fame, dalla miseria, dalle guerre, dalla precarietà, nel diritto a vivere pienamente la propria esistenza.
La macchina repressiva potrà anche imbellettarsi pateticamente di una rispettabilità artefatta, servendosi di un giornalismo acritico e compiacente, ma la verità delle cose appare sempre nella sua dirompente attualità. E' illuso chi crede di poter annientare il bisogno di libertà degli individui innalzando muri, gabbie, sbarre e filo spinato.
Raccontare di donne e uomini riducendoli a meri numeri di una casistica infame che conta i trattenuti e gli espulsi è certamente un segno dei tempi: tempi di guerra, una guerra dichiarata non solo agli immigrati, ma al senso più profondo dell'umano.
In questa guerra, dunque, bisogna avere il coraggio di scegliere da che parte stare, se con l'umano o con il non umano.

Nucleo "Giustizia e Libertà" della Federazione Anarchica Siciliana
Federazione dei Comunisti Anarchici - Sezione di Palermo

gennaio 2005
Archivio volantini e comunicati