1 maggio No War: portuali statunitensi chiudono i porti

SI PREGA DI DARE LA MASSIMA DIFFUSIONE INVIATE MESSAGGI DI SOLIDARIETÀ

Per il primo maggio, che non è festa negli Stati Uniti, il sindacato dei lavoratori portuali della costa ovest, l´International Longshore and Warehouse Union, ha indetto uno sciopero per protestare contro le guerre in Iraq e Afghanistan. Delusi con il continuo finanziamento bi-partisan delle guerre, i lavoratori hanno deciso di esercitare il loro potere politico nei porti, dichiarando quella del primo maggio giornata "No Peace, No Work".La risoluzione, con la quale è stato indetto lo sciopero, è stata approvata a larga maggioranza nell´ultima assemblea del sindacato, che rappresenta 42.000 operatori portuali. Determinanti sono stati gli interventi appassionati da parte dei veterani del Vietnam.Ci saranno manifestazioni a sostegno nei porti di San Francisco (California), Seattle e Olympia (Washington). L´azione dei portuali ha anche l´appoggio di altri sindacati, tra cui la federazione degli insegnanti della California e dei postini di New York, oltre a quello di associazioni del movimento contro la guerra, come CodePink e Answer.Di seguito la traduzione della risoluzione approvata e gli indirizzi ai quali tutti sono invitati ad inviare messaggi di solidarietà.Sosteniamo i lavoratori impegnati contro la guerra!U.S.

Citizens for Peace & Justice - Romeinfo@peaceandjustice.it http://www.peaceandjustice.it

comunicato internazionale comunista anarchico congiunto FdCA/WSM/ZACF



1 maggio 2008
Per un nuovo movimento internazionale degli sfruttati
Contro il neoliberismo, contro la guerra, contro la fame e la miseria
Per la pace, per il cibo e la casa per tutti, per il lavoro sicuro e protetto
Per l'alternativa libertaria
!

Contro la stagione ed il ciclo di lotte sociali, sindacali, politiche espresse dai movimenti di opposizione al neoliberismo, che hanno attraversato il mondo a cavallo tra XX e XXI secolo, si è scatenata la dura reazione degli Stati e si sono inasprite le condizioni generali di vita e di sopravvivenza di centinaia di milioni di proletari resi sempre più schiavi dello sfruttamento capitalista.


In tutti i paesi il primato della finanza quale motore dell'economia colle sue letali regole basate sui rialzi dei tassi di interesse, strozzatura del credito e dumping sociale sta provocando una grave crisi di indebitamento e di impoverimento di milioni di famiglie con perdita della casa e della sicurezza economica, la forza-lavoro viene concentrata in unità di sfruttamento più intensivo e fortemente flessibilizzate per rafforzare l'offerta e la competizione nelle aree macroeconomiche (allargamento della UE, rilancio del Mercosur e dell'Asean, crisi del WTO, ecc.), la concentrazione delle produzioni in monopoli a base internazionale (auto; energia; telecomunicazioni; agro-chimico-farmaceutica, ecc), distrugge ricchezza sociale, posti di lavoro e produce una crisi alimentare senza precedenti, lo sviluppo economico tende a privilegiare una rete neuronale di siti e relativi corridoi di capitali e materie prime su cui si coagulano investimenti pubblici e privati, impoverendo grandi aree circostanti; e su tutto incombe un regime di guerra endemica scatenato dagli USA alla fine del XX secolo per il controllo sul sistema di dipendenze imperialista, si soffia sul fuoco del militarismo e del nazionalismo (con le sue varianti religiose ed etniche) per usare il controllo/destabilizzazione dell'area mediorientale-asiatica ed africana e per distruggere l'autonomia delle classi sfruttate costringendole a schierarsi per uno Stato, per una religione, per delle élite a cui consegnare il loro attuale e futuro destino di sfruttamento.


In questa difficile situazione, le lotte sociali, sindacali e politiche del proletariato in ogni paese cercano di contrastare le varie forme di sfruttamento capitalista e la dura repressione messa in atto dagli Stati e mettono sempre più in evidenza come oggi occorra;
  • marcare la totale indipendenza delle lotte e dei movimenti di massa da ogni istituzione politica ed economica (non ci sono Stati, né governi, né mercati interessati a combattere il neo-liberismo);


  • reclamare la pace perché essa sia la culla per la ripresa della società civile e permetta lo sviluppo delle lotte di emancipazione delle classi oggi sottomesse;


  • ed infine lavorare per ricostruire l'autonomia e il ruolo delle classi sfruttate, la difesa e ricostruzione delle loro organizzazioni libere ed indipendenti, quale condizione e fattore indispensabile nelle lotte contro il neoliberismo e la guerra in ogni paese del mondo.


  • Le organizzazioni comuniste anarchiche, comuniste libertarie, appoggiano, promuovono, sostengono ogni iniziativa tesa alla ricostruzione di un grande movimento internazionale
    contro il neoliberismo, denunciando i crimini dello sfruttamento e portando solidarietà agli organismi proletari ed ai movimenti locali in lotta contro l'aggressione di borghesie indigene o straniere;


  • contro la guerra, richiedendo il cessate il fuoco, la smilitarizzazione ed il disarmo ad ogni Stato, élite etnica o religiosa, accomunati dal disprezzo della vita dei proletari;


  • un grande movimento internazionale che abbia testa e gambe nelle organizzazioni di base sociali, sindacali, culturali, politiche, antimilitariste nonché nella capacità di federabilità delle lotte che si sviluppano su base nazionale ed internazionale.


A tal fine sosteniamo :

  • la costruzione orizzontale di reti, coordinamenti, forum ispirati alla prassi della auto-organizzazione, dell'autogestione e dell'azione diretta, quale capacità collettiva di agire sulle contraddizioni e contro le violenze del neoliberismo e di sviluppare la massima solidarietà internazionale possibile;


  • ogni sforzo per lo sviluppo del movimento anarchico di classe internazionale, delle sue reti politiche e della sua capacità di inserimento sociale nelle lotte e nei fronti di lotta a sostegno del potere popolare, per la diffusione del progetto comunista anarchico, per la sperimentazione dell'alternativa libertaria.
Federazione dei Comunisti Anarchici (Italia)


Workers Solidarity Movement (Irlanda)


Zabalaza Anarchist Communist Front (Sud Africa)
1 maggio 2008

Terza repubblica: una vittoria annunciata???



presso il CSA Kavarna in Via Maffi 2
Documento finale

Terza repubblica: una vittoria annunciata?

La breve parentesi del governo Prodi non ha inciso in meglio sulla situazione economico e sociale del paese, che era uscito stremato dal quinquennio di rapina del governo della Casa delle Libertà tra il 2001 ed il 2006. In 20 mesi di governo, le priorità dei risanamento del bilancio, dell'allineamento con i vincoli europei sono state ritenute più importanti di qualunque - benché timida - politica di redistribuzione di ricchezza al lavoro dipendente, e finanche di qualunque politica di allargamento dei diritti sociali e delle libertà civili. Di questa scelta si sono resi responsabili anche quei partiti della coalizione dell'Unione che poi sono andati a costituire la Sinistra Arcobaleno. L'esito delle urne è stato per loro senza appello. Il Partito Democratico s'insedia ora al centro dello scenario politico pur restando elettoralmente stabile. La destra italiana conferma ancora la sua presa vincente sul paese, ma con margini di manovra piuttosto limitati data la situazione economica internazionale di recessione. La Confindustria coglie invece il dato numerico della stabilità di governo ed intende ora chiudere definitivamente con la validità del contratto nazionale e del suo ruolo di tutela collettiva e di funzione rivendicativa, sapendo di poter contare sulla disponibilità di CISL, UIL e di parte della stessa CGIL.

Lotte sociali, capitale e Stato

I comunisti anarchici ritengono opportuno ripetere una volta di più, ed a maggior ragione in occasioni come questa all'indomani delle elezioni, che solo con lo sviluppo delle lotte nei luoghi di lavoro, nelle scuole e nel territorio, le classi sociali oggi sfruttate ed impoverite dalle politiche neoliberiste possono riuscire a tener testa al padronato e al capitale. Ma vittorie e sconfitte delle lotte non dipendono da quanti seggi la sinistra occupi nel Parlamento; ma da quanto le lotte, che -nella loro forma organizzata, politica e di massa- difendono e conservano gli ambiti di agibilità politica per assicurare quelle libertà elementari che permettono all'opposizione delle classi sfruttate di crescere e svilupparsi.

Fuori dal Parlamento uscito dalla elezioni del 13 e 14 aprile, ogni giorno va in scena il quotidiano conflitto sociale, si organizzano e lottano organismi di base nei luoghi di lavoro e nel territorio che si oppongono al degrado sociale e culturale imposto dal neoliberismo e dalle politiche securitarie e repressive. Il Parlamento di oggi, come quello di ieri rappresenta molto meno di quanto esprima il conflitto sociale e molto di più una convergenza di tutti i partiti ivi presenti verso l'assenso alle politiche del padronato. Governo e parlamento sono da sempre luoghi non neutrali in cui si concentrano potere economico e potere militare, potere di controllo sociale e potere mediatico, poteri esercitati per rendere possibile lo sfruttamento. Non è in quei palazzi dunque che si costruiscono le condizioni per resistere a questo attacco devastante.

Congiuntura italiana e situazione internazionale

Ma poiché l'organizzazione politica dei comunisti anarchici si pone rispetto alle scelte ed agli esiti elettorali non sul piano dei principi ma su quello più concreto delle dinamiche reali ciò che avviene oggi in Italia, per essere compreso a pieno, va collocato anche all'interno di un panorama più vasto.

Nelle aree a capitalismo forte e sviluppato, e certamente in quella europea, le forme nazionali di democrazia borghese rappresentano ormai strutture arretrate di dominio, poiché i processi di globalizzazione richiedono sempre più il rafforzamento di corrispondenti centri decisionali a livello sovranazionale e la gestione delle risorse economiche a livello macroregionale (vedi ad esempio il federalismo fiscale). Quello che ha fatto la globalizzazione in questi 15 anni (concentrazione del potere e della ricchezza, creazione di vaste aree commerciali a livello continentale, nuova divisione del lavoro all'interno di queste aree con i flussi migratori, massicci processi di espulsione di forza lavoro, creazione programmata di aree povere, aree di conflittualità militare circoscritte, ecc.) conferma la necessità di articolare strategicamente e in senso extraparlamentare e internazionale l'azione di tutta l'opposizione sociale.
Ciò non significa che le politiche governative nazionali non esistano o che pur esistendo non possono essere combattute e sconfitte dall'opposizione sociale, ma solo che tale opposizione deve svilupparsi fuori e contro le istituzioni parlamentari borghesi e a livello internazionale se vuole essere efficace.

Rimane quindi valida la tradizionale indicazione dei comunisti anarchici di lottare contro il capitale e contro lo Stato che di esso è l'articolazione politica, di privilegiare sempre e comunque il terreno extraistituzionale perché solo in tal modo avviene il coinvolgimento diretto delle masse nella lotta e cresce la loro coscienza politica.

Si apre la terza repubblica?

L'esito della scadenza elettorale del 13 e 14 aprile ha sancito il provvisorio vincitore in uno scontro di interessi proprio delle varie fazioni borghesi che si danno coperture ideologiche e politiche più o meno mutevoli, anche per cercare di catturare all'interno di questo scontro classi e ceti che per loro natura sarebbero estranee a questo scontro. La sinistra istituzionale ne è uscita invece massacrata e l'ambiguità delle alleanze interclassiste da essa praticata negli ultimi lustri è stata pagata a caro prezzo. Se la scomparsa della sinistra istituzionale dal Parlamento segna comunque un arretramento del quadro culturale generale in Italia ed induce preoccupazione per il vuoto che essa apre e per il venir meno di un suo ruolo anche formale di garante dei diritti democratici soprattutto in alcune occasioni cruciali di repressione contro i movimenti, a risentirne non saranno tanto le capacità di mobilitazione di base a livello popolare, quanto la pretesa di rappresentatività della sinistra arcobaleno e quel suo ruolo di mediazione col palazzo sempre più al ribasso che alla lunga le ha fatto perdere credibilità. Il ceto politico che l'ha guidata -privo di un progetto ed orfano della coperta di coalizione- non è sopravvissuto allo strappo di coalizione voluto dal Partito Democratico e troppo supinamente avallato.
Il PD, pur sconfitto - come era facilmente prevedibile - si conferma tuttavia cospicua aggregazione politica di centro necessaria per poter trasformare l'Italia in un paese più rispondente alle esigenze dei mercati globali. Al di là del ruolo di minoranza parlamentare, esso esprime ceti sociali ed interessi contigui ed intrecciati con quelli rappresentati dal Popolo delle Libertà, il quale non potrà non tenerne conto.

Berlusconi ritorna al governo del paese-senza per la verità averlo mai lasciato davvero- fortemente supportato dal successo provvidenziale della Lega Nord, ottenuto anche nelle fabbriche. Già, in quelle fabbriche dove la cultura della solidarietà e degli interessi collettivi di classe è stata distrutta dall'individualismo e del particolarismo del guadagno immediato, dove la proposta di gabbie salariali e del federalismo fiscale viene presentata ai lavoratori come redistribuzione di reddito su base territoriale e interclassista.
Il circo politico si prepara ad uno spettacolo farsesco dove in gioco con v'è altro che il perpetuarsi dell'attuale assetto di potere con l'effetto non secondario di una omologazione del gioco politico-istituzionale di questo paese a quello di tutti i suoi partners europei, devitalizzando la peculiarità del movimento operaio italiano che ha saputo esprimere una vitalità e una radicalità tra le più costruttive e originali.
Da parte nostra, di fronte alla strada già da tempo segnata - di un passaggio da Berlusconi e Berlusconi - ci sentiamo rafforzati e ancor di più convinti della necessità di impegnare ogni energia nella lotta di classe, nella difesa dei lavoratori, anche precari e immigrati, nella ricostruzione delle loro organizzazioni, pronti a difendere gli spazi di agibilità politica che comunque sono destinati a ridursi ulteriormente.
Il nostro obiettivo rimane quello di rafforzare l'unità di classe con tutti coloro che comunque esplicano il loro agire politico e sociale e lavorano per favorire, stimolare e incentivare ogni espressione di auto-organizzazione, puntando ad unificare le diverse lotte parziali, a costruire reti, coordinamenti e poli multipli di resistenza e solidarietà collettiva nella battaglia più generale contro il capitale e lo Stato.

Consiglio dei DelegatiFederazione dei Comunisti Anarchici
27 aprile 2008

NO PASARAN

Esprimiamo la nostra solidarietà all'antifascista aggredito la notte scorsa a Palermo da dieci fascisti nei pressi del liceo "Cannizzaro" mentre stava effettuando un attacchinaggio per pubblicizzare le manifestazioni del 25 aprile. Quest'aggressione infame e vigliacca è l'ultima di una lunga serie: la violenza fascista dilaga ormai da anni in tutto il paese sia con governi in carica di Centrosinistra, sia con governi di Centrodestra. Non bisogna lasciarsi intimidire e occorre dunque impegnarsi - con l'azione diretta, la lotta di classe e una quotidiana pratica di libertà e uguaglianza - per eliminare culturalmente e socialmente i germi dell'ignoranza, del razzismo, dell'odio e dell'infamia che stanno alla base del fascismo di ieri e di oggi.


Nucleo "Giustizia e Libertà" della Federazione Anarchica Siciliana

Federazione dei Comunisti Anarchici - Sicilia

25 aprile 2008 -- TRAPANI FESTA LIBERAZIONE


A sessantatre anni dalla Liberazione dell’Italia dal fascismo e dal nazismo, noi anarchici vogliamo ricordare la data del 25 Aprile per raccogliere nel presente i frutti di quella stagione di lotta e di sacrificio che non va dimenticata.

Il contributo degli anarchici alla Resistenza fu fondamentale: le formazioni partigiane di ispirazione anarchica e libertaria arricchite della presenza di tante e tanti compagne/i del Sud furono tra le prime ad organizzarsi per combattere nazisti e fascisti. Ma l’opposizione anarchica al fascismo si manifestò sin dalla prima ora, già dal 1921, quando gli Arditi del Popolo, ex combattenti organizzati per l’autodifesa popolare, contrastavano il terrorismo squadrista, spalleggiato da carabinieri e guardie regie.

Il nostro essere antifascisti, oggi come ieri, significa lottare contro qualsiasi autoritarismo, poiché chi è nemico della libertà non può che essere nostro avversario.

Ogni giorno assistiamo a una recrudescenza del fascismo e dell’autoritarismo: lo riscontriamo nella paranoia securitaria e nella repressione del dissenso, nella violenza squadrista, nelle discriminazioni di ogni tipo, nell’arroganza delle istituzioni, nella devastazione ambientale, nelle leggi razziste che distruggono vite, sogni e speranze degli immigrati, nelle leggi sul lavoro che ci rendono tutti ricattabili e in balia degli interessi dei padroni.

Il fascismo vive anche nella costante ingerenza religiosa nella vita pubblica: il Vaticano e le gerarchie ecclesiastiche, che sono sempre state accanto a tutte le dittature del ‘900, continuano a condizionare la politica e tutti gli spazi della vita sociale, dalla scuola alla sanità mettendo in discussione il diritto a una maternità consapevole e più in generale a una sessualità libera, responsabile, laicamente gestita.

È per tutto questo che per noi il 25 Aprile è ogni giorno.

Lottare ogni giorno per una società fondata sull’uguaglianza, la libertà, la giustizia sociale, l’autogestione e l’autogoverno significa coltivare una prassi rivoluzionaria alla quale non possiamo e non vogliamo rinunciare dal momento che l’antifascismo va inteso come azione diretta, come lotta di classe, come costruzione costante e quotidiana di pratiche di libertà e di uguaglianza per eliminare culturalmente e socialmente i germi dell’ignoranza, del razzismo, dell’odio e dell’infamia che stanno alla base del fascismo di ieri e di oggi.




Nucleo “Giustizia e Libertà” della Federazione Anarchica Siciliana

Federazione dei Comunisti Anarchici – Sicilia

Gruppo Anarchico “Alfonso Failla” della Federazione Anarchica Italiana





giustiziaeliberta@interfree.it

IL GAS LETALE DELLO SFRUTTAMENTO


Sepolcri. Capannoni industriali, cantieri edili, macchine agricole, autocisterne trasformati in tetre bare che imprigionano a migliaia lavoratori inermi, come nel fuoco dell’incendio della Thyssen Krupp di Torino, come nel gas mortale della cisterna di Molfetta.
Ma per il capitalismo le vite sfruttate, le vite spezzate non sono altro che costi. Il NO della Confindustria alle sanzioni per i datori di lavoro che non investono in sicurezza, contenute nei decreti che si vorrebbero approvare a legislatura finita e che nulla cambiano in sostanza per la sicurezza dei lavoratori, ha comunque il sapore del disprezzo e la logica del calcolo del profitto. I lavoratori, infatti, non sono che numeri del profitto in vita: costi nella produzione, numeri in esubero, numeri in mobilità, numeri da ridurre coi licenziamenti. E numeri restano, anche quando sono morti sul lavoro….I padroni spostano risorse umane come spostano risorse finanziarie. Se possono permettersi di bruciare milioni di euro nelle Borse, possono bruciare anche operai spogliati di qualsiasi entità corporea, di qualsiasi diritto alla vita, di ogni diritto ad un lavoro sicuro.
Cosa volete che siano 1341 morti sul lavoro nel 2007 per il capitalismo? Numeri.
E i 928.000 incidenti sul lavoro, sempre nel 2007? Ancora e soltanto numeri.
E sono solo 550.000 gli indennizzati. Di cui i due terzi nel nord Italia.
La sicurezza sul lavoro è un fattore incompatibile con lo sfruttamento: il serial killer che non si vuole denunciare e fermare è infatti sotto gli occhi di tutti: è l’organizzazione del lavoro e la sua deregolamentazione; è l’intensificazione dello sfruttamento del lavoro ed il ricatto che attenua o annulla le norme di protezione e sicurezza o addirittura le vuole depenalizzare.
Quando il lavoro uccide, non c’è articolo 2087 del codice civile che tenga, non c’è legge 626 che tuteli. Non ci sono decreti dell’ultima ora che proteggeranno i lavoratori.
Dietro i morti e gli incidenti sul lavoro ci sono grandi interessi che tendono a scaricare sulla collettività i costi delle conseguenze delle morti, degli infortuni e delle malattie professionali. Così come vengono scaricati sulla collettività i costi, materiali ma anche di salute e di vite umane, dell’inquinamento e del dissennato sfruttamento ambientale. Altri morti a lunga scadenza.
Per questo occorre che i costi per la prevenzione, per la protezione, per la sicurezza per la salute nei luoghi di lavoro, siano assunti dai datori di lavoro e non scaricati sui contratti di categoria. Occorre rafforzare il ruolo dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (RLS), che devono essere istituiti in ogni luogo di lavoro anche su iniziativa autonoma ed autogestita dei lavoratori e messi in condizione di poter operare, protetti e tutelati dai ricatti padronali, dai compromessi delle burocrazie sindacali, messi in diretto contatto con le ASL, ed a queste affidare il riconoscimento degli infortuni e delle malattie professionali e l’istituzione di un osservatorio, comune per comune, azienda per azienda degli infortuni sul lavoro.
L’organizzazione di lotte specifiche per la sicurezza, come ha dimostrato il coordinamento degli RLS delle ferrovie, è necessaria per contrastare tutti i processi causa dell’aumento dei fattori di rischio: dalle privatizzazioni all’outsourcing, dalla dequalificazione delle mansioni all’aumento dei ritmi nelle unità produttive.
Per rammentare che le morti sul lavoro non sono disgrazie, ma vittime di un sistema di sfruttamento per il profitto. Questa è la vera disgrazia! Contro cui lottare oggi, per salvarci la vita, per lavorare e vivere nella solidarietà e nell’autogestione.
FdCA WWW.fdca.it
Marzo 2007
Archivio volantini e comunicati